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Un libro sulla squadra mobile di Palermo, un "avamposto di uomini perduti"

Il primo era stato Boris Giuliano che nella vita della squadra mobile di Palermo aveva introdotto nuovi metodi investigativi e una visione più moderna delle trasformazioni della mafia stragista. Poi sono venuti gli altri. Tutti decimati nella stagione della lotta con Cosa nostra e i corleonesi.

La storia di quell'avamposto di poliziotti perduti è raccontata nel libro di Alessandro Chiolo «Squadra mobile Palermo» (Navarra editore, 128 pagine, 12 euro). Chiolo si addentra nella vita degli agenti di quel pool che pagarono un alto costo umano. La loro esperienza è ricostruita non solo con le carte delle inchieste ma anche con le testimonianze dei familiari delle vittime. Beppe Montana è raccontato dal fratello, Ninni Cassarà è visto con gli occhi della moglie Laura, Natale Mondo è descritto dalla moglie e dalla figlia. Roberto Antiochia e Calogero Zucchetto sono raccontati attraverso le parole di colleghi e familiari.

«Sono quegli uomini - scrive nella prefazione di Francesco La Licata - che proprio per le loro scelte saranno considerati eroi (noi preferiamo ricordarli semplicemente come uomini giusti), riuscirono ad "andare oltre" anche lottando contro la sciatteria istituzionale dei vertici, la povertà dei mezzi concessi loro in una guerra che pochi pensavano di dover vincere».

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