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Passante ferroviario di Palermo, accuse e smentite: nessuna "incompiuta" ma ci saranno licenziamenti

Comunicati infuocati, accuse reciproche, il "rischio incompiuta" dietro l'angolo, le smentite. Il passante ferroviario di Palermo, più che un'opera, sta diventando un rebus. Si farà? Non si farà? E quando finirà, se finirà?

Premettendo che nessuno ha sfere di cristallo a portata di mano e che quindi il futuro è sconosciuto a tutti (soprattutto quando si ha a che fare con il ramo delle costruzioni in Sicilia, verrebbe da dire), Rete Ferroviaria Italiana ha provato a fare chiarezza una volta per tutte,  a conclusione di una due giorni partita con un comunicato del governatore Nello Musumeci e continuata a colpi di smentite, sempre a mezzo stampa.

"Bene ma non benissimo", verrebbe da citare, soprattutto perchè in questa faccenda che ormai dura da dieci anni, con ritardi biblici, spese che sono lievitate enormemente e anche qualche passaggio in tribunale, qualcuno con ogni probabilità ha cercato di fare bella figura, prendendosi meriti e responsabilità che non erano richieste, creando se possibile ancora più confusione.

Rfi, che ricordiamolo è l'azienda che ha appaltato il passante ferroviario (così come l'Anello, ma questa è ancora un'altra storia), non ha mai detto, in nessuna occasione, che l'opera sarebbe rimasta incompiuta, nè tantomeno che sarebbe rimasta a metà. Ieri, come detto, lo ha ribadito per l'ennesima volta,  sottolineando l'unica cosa sicura di tutta questa vicenda, ovvero che ad agosto ritornerà (dopo 3 anni) il trenino verso l'aeroporto dalla città e viceversa. Lavori che hanno un anno e mezzo di ritardo. Che l'opera però non sarebbe rimasta incompiuta, in nessuna maniera, era già chiaro (e stato chiarito) da qualche giorno, dopo che si era parlato di rescissione tra Rfi e la Sis, ma a quanto pare nessuno ha voluto ascoltare l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Renato Mazzoncini, che proprio in un'intervista al Giornale di Sicilia aveva sottolineato che non era pensabile che opere come anello ferroviario e passante ferroviario potessero rimanere incompiute. I sindacati, però, non si accontentano delle parole, ma vogliono i fatti. Ma questi fatti, tecnicamente, non dipendono da Rfi. O meglio: non solo.

Perchè se da Rfi è tutto chiaro, poi c'è il ruolo della Sis, l'azienda che deve materialmente realizzare l'opera. Con licenziamenti annunciati più volte, poi dopo trattative con le Ferrovie puntualmente ritrattati, e i sindacati ad accusare di non pensare al futuro dei lavoratori. Qualche settimana fa è arrivato il benservito a 260 lavoratori, e ancora adesso, purtroppo, non è stato ritirato nulla.

Le trattative, pare, si siano interrotte due giorni fa di fronte all'ispettorato del Lavoro, dove la Sis ha ribadito che licenzierà almeno 100 persone. Inaccettabile, da parte dei sindacati, che ancora non hanno visto da parte dell'azienda nessuna retromarcia e chiedono aiuto a Rfi stessa e ora anche alla Regione, che si è comunque impegnata a tener d'occhio tutta la questione.

In realtà, pare che ci sia un accordo, non ancora ufficializzato, che allo stato attuale delle cose smentirebbe l'ipotesi di una rescissione tra Rfi e la Sis alla fine dei lavori per la tratta Notarbartolo-Punta Raisi. E dove, purtroppo, ci sarebbero dei licenziamenti "a tempo" per gli operai. Rete Ferroviaria Italiana si impegnerebbe a coprire dei costi che la Sis non si potrebbe permettere, con l'opera che in questo modo verrebbe completata.

L'azienda a cui sono stati affidati gli interventi, però, avrebbe riferito che per finire il passante serve meno mano d'opera, e dunque si procederà con dei tagli. Tutto questo aspettando l'ennesimo colpo di scena per un'opera che costerà più di un miliardo di euro e la cui realizzazione, comunque vada, sarà certamente ricordata. E parlare di tempi, ormai, non è nemmeno più pensabile e possibile. Si parla del 2020, ma ormai è chiaro che tutti navigano a vista. E che fondamentalmente, domani è un altro giorno.

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