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Sequestro di beni da 400 mila euro a un imprenditore di Villabate

Sequestro di beni per un valore complessivo di circa 400 mila euro nei confronti di Giovanni Costa, di 65 anni, originario di Villabate.

Costa è  gravato da condanne definitive per riciclaggio, rapina, estorsione, truffa, bancarotta fraudolenta e destinatario, in via definitiva, di misure di prevenzione personali e patrimoniali emesse dai tribunali di Bologna e Palermo.

Si tratta di un personaggio ritenuto legato a cosa nostra e in particolare alla famiglia mafiosa di Porta Nuova di Palermo. Il sequestro preventivo è stato disposto dal gip di Bologna  e ha riguardato i soldi dei conti correnti accesi in istituti bancari dell'Emilia Romagna ed unità immobiliari in provincia di Palermo.

Dalle indagini svolte dagli specialisti del Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria, coordinati dal pm della Dda di Bologna è emerso come l'indagato già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza emessa nel 2004, abbia omesso di comunicare alla guardia di finanza, una serie di operazioni di carattere patrimoniale compiute tra il 2011 e il 2012.

“Il codice delle leggi antimafia - spiega in una nota la guardia di finanza -  prevede infatti l'obbligo per le persone sottoposte ad una misura di prevenzione l'obbligo di comunicare al Corpo, per dieci anni, tutte le variazioni del proprio patrimonio di importo superiore ai 10.329 euro. Lo scopo della norma è quello di garantire il costante monitoraggio di quei soggetti ritenuti socialmente pericolosi al fine di accertare tempestivamente se l'incremento dei loro beni e disponibilità finanziarie possa dipendere da attività criminali”.

Accanto al sequestro dei beni, per un valore equivalente a quello delle variazioni patrimoniali, è scattata anche la segnalazione alla procura ed ora Giovanni Costa rischia una condanna fino a sei anni di reclusione.

Nel settembre 2013 la polizia di Bologna lo arrestò. Era ricercato per espiare una pena di 12 anni, e si era nascosto nella Repubblica di Santo Domingo.
Nel 2001, la Procura della Repubblica di Palermo, in seguito a rivelazioni di alcuni pentiti, accusò Costa di avere riciclato 900 miliardi di vecchie lire, provento di attività illegali riconducibili alla cosca di Porta Nuova. Nel 2004 fu sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Bologna.

Costa, infatti, risultò essere ex titolare ed amministratore unico del cantiere navale “Mochi Craf”' di Pesaro e della controllata “Poliver” di Fano, ma anche  di società immobiliari, assicurative e di costruzioni, di diversi appartamenti nel villaggio turistico “Porto Rosà” di Furnari nel Messinese, nell'isola di Vulcano e a Villabate.

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