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Don Puglisi voleva una via dedicata a Giovanni Falcone

Padre Pino Puglisi

Sarà da oggi nelle librerie «Don Pino Puglisi – Se ognuno fa qualcosa si può fare molto», del giornalista Francesco Deliziosi (caporedattore del Giornale di Sicilia), pubblicato per Bur Rizzoli con prefazione dell'arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice. Si tratta di un «viaggio guidato» nella spiritualità di don Pino Puglisi attraverso le sue parole e i grandi temi della sua esistenza: la vocazione, il perdono, la povertà, l'amicizia ma anche la mafia e la lotta per la legalità a Brancaccio. Per la prima volta vengono raccolti in un unico volume, e con molti inediti, i testi fondamentali del martire, di cui ricorre quest'anno il XXV anniversario dell'uccisione. Il libro sarà presentato il 28 maggio alle 17 alla Chiesa di San Francesco Saverio di Palermo da don Cosimo Scordato e don Carmelo Torcivia. Presiederà i lavori mons. Corrado Lorefice. Per gentile concessione della casa editrice, pubblichiamo un brano dedicato al ricordo che don Puglisi volle organizzare nel '93 per Falcone e Borsellino, arrivando a proporre di intitolare ai due magistrati una strada di Brancaccio.

Quando Falcone fu ucciso, a Brancaccio si fece festa. Ragazzini in moto scorrazzavano per le vie del quartiere urlando «la mafia è forte!», «la mafia vince!». Proprio per questi giovani padre Pino Puglisi nutriva una grande pena.

«Testimoni della speranza» è il titolo di una sua relazione in cui a braccio inserì alcune riflessioni sulla sua missione e in particolare sulle difficoltà e il degrado che stringevano in una morsa giovani e bambini. Ecco un brano: «L’ambiente di Brancaccio ha una situazione eterogenea anche per quello che avete sentito dire, che è un ambiente di mafia. Però potremmo dire che per quella presenza che ha lì, è il male minore. C’è tanta povertà, c’è tanta indifferenza. C’è poi una zona in cui ci sono 150 famiglie provenienti dal centro storico di Palermo. E lì c’è tutto: ci sono tanti bambini che vivono in mezzo alla strada imparando soltanto il male.

Una prima risposta che stiamo cercando di dare è la creazione del Centro Padre Nostro» (...). E in data 20 maggio 1993 padre Puglisi, Pino Martinez e altri componenti del Comitato Intercondominiale firmavano una coraggiosa lettera in cui chiedevano di intitolare una strada di Brancaccio ai giudici Falcone e Borsellino. Il 21 maggio la parrocchia e i volontari organizzarono una marcia silenziosa in memoria del magistrato. Il giorno dopo, per ritorsione, alcuni giovani in moto lanciarono bottiglie molotov davanti al portone della chiesa. Nel testo della lettera è da notare il riferimento alle inchieste di Tangentopoli che avevano svelato «l’orrendo volto» dei rappresentanti dello Stato coinvolti nelle ruberie:

«I sottoscritti cittadini abitanti nel quartiere Brancaccio, componenti del Comitato Intercondominiale della via Hazon e delle vie limitrofe, invitano i consiglieri della XII Circoscrizione a presentare richiesta agli organi competenti per intitolare una strada o la scuola di prossima istituzione del territorio di Brancaccio ai Giudici Falcone e Borsellino, morti per opera della mafia della quale erano strenui avversari. Falcone e Borsellino sono esempi innegabili di servitori dello Stato e con il Loro estremo sacrificio hanno tracciato la strada agli italiani per la ricostruzione della società civile. In questo momento di grandi mutamenti all’interno di molte coscienze, in uno scenario sociale che sta mostrando l’orrendo volto di molti rappresentanti delle istituzioni privi di sani principi morali, c’è bisogno di riferimenti certi da offrire soprattutto là dove manca la presenza dello Stato garante dei diritti e dei doveri dei cittadini. Certi della vostra approvazione. Cordiali saluti».

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