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Hotspot per migranti allo Zen di Palermo, coro di no: prima bocciatura

La commissione Urbanistica del Consiglio comunale di Palermo dice no alla creazione di un hotspot per migranti allo Zen. La seconda commissione consiliare questa mattina ha bocciato il progetto per la realizzazione di un centro di identificazione e prima accoglienza in Fondo San Gabriele, nei pressi del velodromo. Intanto infuria la polemica, coro di no dall'opposizione all'amministrazione comunale.

"Uno scempio nel territorio per violare diritti umani. Imbarazzante il parere positivo della Sovrintendenza dei Beni culturali, che ignora vincoli paesaggistici per insediamento preistorico. #StopHotSpot #LaBattagliaContinua", scrive su twitter il capogruppo di Sinistra Comune, Giusto Catania.

Il centro di prima accoglienza e identificazione per i migranti sbarcati a Palermo, progetto voluto dal Governo, dovrebbe prevedere circa 400 posti, con tendostrutture temporanee. Sinistra Comune parla di violazione dei diritti fondamentali, "sulla tutela" dei quali, aggiunge Catania, "non ci possono essere margini di ambiguità né sono ammesse deroghe al nostro decennale impegno politico e sociale".

Sulla vicenda interviene anche il presidente della Commissione antimafia siciliana Claudio Fava, deputato all'Ars dei 100Passi, "l'Hotspot per migranti  vedrà la nostra più decisa opposizione. Al di là dell'apparente neutralità dell'etichetta burocratica, serve solo a riconsegnare a regimi non democratici migliaia di uomini e donne. Una pratica inaccettabile!”.

A fare discutere il luogo scelto per la realizzazione della struttura, in un'area vincolata dove pare siano stati trovati anche degli antichi qanat arabi. "Purtroppo dobbiamo registrare un sorprendente e anomalo comportamento da parte della Soprintendenza dei beni culturali di Palermo che - accusa ancora Fava -, pur confermando l'esistenza di stringenti vincoli nell'area dove si vorrebbe realizzare un'opera dal costo di oltre 7 milioni di euro, ha rilasciato un parere favorevole in virtù di non meglio specificati, ed inesistenti, motivi di ordine pubblico e spingendosi, cosa ancora più anomala, a suggerire al Comune di Palermo le azioni per superare i vincoli di tutela dell'area”.

Intanto il sindaco Leoluca Orlando, ha chiesto al presidente del Consiglio comunale, Salvatore Orlando, di accelerare i tempi e fissare quanto prima la discussione in Sala delle Lapidi e in una nota ha ribadito "la contrarietà dell’Amministrazione a questo progetto".

"Il Comune di Palermo non può essere lasciato solo nell'opposizione a un simile scempio: serve anche la voce autorevole e forte della Regione", gli fa eco Claudio Fava, che annuncia un'interrogazione parlamentare al Governo Musumeci.

Un secco no arriva anche dal Movimento 5 Stelle: "La tutela dei diritti umani per noi viene prima di tutto - afferma Ugo Forello, capogruppo del M5S al Comune di Palermo - Per questo non crediamo che l’hotspot che vogliono costruire a Palermo, struttura chiusa, caratterizzata da un forte controllo di polizia e con un divieto assoluto di ingresso, sia lo strumento adatto per accogliere e aiutare i migranti. Oltretutto l’area individuata, vicino lo Zen 2, è sottoposta a vincolo perché sorge su verde storico, in una zona prossima a quanat e necropoli. Si parla di più di 7 milioni per due anni per la sola realizzazione dell’opera, una cifra enorme per qualcosa, sulla carta, di temporaneo che rischia di creare una periferia nella periferia, marginalizzando ancora di più chi vive lontano dal centro di Palermo".

"Non è assolutamente immaginabile che una città come Palermo possa ospitare un hotspot -  aggiunge il consigliere di M5s, Igor Gelarda, che punta il dito anche contro la gestione dei flussi migratori in Italia ma paventa una notevole riduzione degli sbarchi. "È chiara la volontà del governo che si sta per costituire (M5s-Lega, ndr) di dare una stretta al fenomeno migratorio - aggiunge Gelarda -. L’eventuale collocazione poi del centro di identificazione allo Zen sembra quasi il copione di un film comico riuscito male: nel posto dove più sono latitanti Stato e amministrazione comunale andremmo ad innescare un'ulteriore fonte di possibili conflitti sociali".

 

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