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"Abusi sessuali", la paziente conferma le accuse al ginecologo Adile

Biagio Adile
La giovane tunisina di 28 anni, che ha denunciato il ginecologo Biagio Adile per violenza sessuale, ha confermato oggi, davanti alla seconda sezione del Tribunale di Palermo e davanti al pm Giorgia Righi, le accuse al medico palermitano di Villa Sofia. La donna, che ha registrato un file video durante la violenza e lo ha consegnato agli inquirenti, ha ripercorso il suo rapporto con Adile.
E' arrivata in Italia da "clandestina", ha lasciato la sua casa in Tunisia e la sua famiglia in cerca di una chance e di cure per la malattia di cui soffre da anni. Adile l'ha curata ma poi l'avrebbe paleggiata e poi costretta a un rapporto orale.
Il primo episodio di violenza si sarebbe verificato a dicembre del 2016: molestie e palpeggiamenti che la donna non ha denunciato. Successivamente Adile le avrebbe detto di rivedersi in ospedale per un'ecografia. L'esame avrebbe dovuto effettuarlo un amico del medico. La giovane tunisina, però, sospettando che si sarebbe potuta ripetere la violenza, ha portato il cellulare per filmare la visita ed è riuscita a registrare gli abusi. "Quella volta in cui io andai e si verificò il fatto per cui ho fatto denuncia erano presenti in ambulatorio tante persone. La segretaria non mi notò per cui io bussai alla porta del dottor Biagio Adile e lui mi rispose che dovevo aspettare. Fui ricevuta per ultima, quando già l'ambulatorio era vuoto, era presente solo l'infermiera", ha raccontato la tunisina.
"Io sono disponibile, tu fai così", dice il medico non sapendo della registrazione. L'audio è riportato nel verbale di interrogatorio della vittima. E ancora: "senza di me che avresti fatto, il primario ti ha visitato", aggiunge facendole evidenti pressioni psicologiche. Al termine della violenza, la vittima chiede ad Adile: "perché fai così, mamma mia?".
Dal telefonino della paziente sono stati estratti due video. Il primo dura circa 6 minuti, l'altro circa 5 minuti. Tra i due file c'è una pausa di 7 minuti. Questo "vuoto" viene spiegato dalla donna, assistita dall'avvocato Michele Calantropo, dal fatto che ha stoppato la registrazione perché il medico stava parlando al telefono e poi ha premuto "rec" una seconda volta.

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