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Rabbia degli operai Blutec a Termini Imerse, occupato il Comune

Alla vigilia della festa del lavoratori, a Termini Imerese riesplode la rabbia degli ex operai di Fca, oggi Blutec, la società del gruppo Metec Stola che il 2 maggio di due anni fa ha riaperto lo stabilimento, dopo l'addio del Lingotto. Il clima è cupo, i lavoratori temono per il loro futuro.

In mattinata, duecento ex tute blu hanno occupato per ore la sala consiliare del Comune. Da giorni nella cittadina alle porte di Palermo, si respira un clima di tensione. Già la scorsa settimana, gli operai avevano protestato davanti ai cancelli della fabbrica per avere risposte dopo la decisione di Invitalia, l’advisor del ministero dello Sviluppo economico, incaricato di valutare le offerte per il rilancio del polo industriale, di avviare le procedure per ottenere da Blutec la restituzione di 20 milioni, una quota dei finanziamenti pubblici destinati alla ripresa produttiva. I sindacati avevano lanciato un appello pure al capo dello Stato Sergio Mattarella.

Da quando Blutec ha riaperto la fabbrica, solo un centinaio di ex metalmeccanici su 700 ex Fiat sono rientrati al lavoro, gli altri sono ancora in cassa integrazione. Le aziende dell’indotto hanno chiuso, i dipendenti licenziati e rimasti senza sussidio.

Erano due i progetti 'ipotizzati' da Blutec per l'area industriale: uno da 95 milioni di euro riguardava la produzione di componentistica per auto; l’altro da 190 milioni di euro per la produzione di auto ibride. Il primo aveva ricevuto il vaglio di Invitalia, il secondo no. L’accordo di programma quadro, siglato quattro anni fa, destinava 360 milioni di euro tra fondi statali e regionali per la riqualificazione dell’area.

Per i sindacati, che chiedono un incontro immediato al ministero dello Sviluppo economico, «il silenzio del governo nazionale, garante dell’accordo tra Invitalia e Blutec, non è giustificabile». «La Fiom con gli altri sindacati - dice il segretario nazionale dei metalmeccanici della Cgil, Michele De Palma - chiede da tempo un incontro al Mise sulla situazione di crisi finanziaria e di mancata attuazione del piano industriale e di rioccupazione dei lavoratori. Nel corso dell’ultimo incontro al Mise era stato comunicato che entro il 16 marzo sarebbe stato riconvocato perché era in corso una verifica di Invitalia sul finanziamento. Apprendiamo dalla stampa del ritiro del finanziamento e del contratto di sviluppo». Per il leader della Fiom «potrebbe saltare tutto, se le intese sottoscritte a dicembre del 2014 fossero nulle». «E' un disastro, ci sono mille lavoratori a rischio» dice. I sindacati annunciano proteste e già nel week end saranno in piazza a Termini Imerese.

Intanto, la prossima settimana è in programma un vertice in prefettura a Palermo. E pure il Governo siciliano, mentre è alle prese in aula con la legge di stabilità regionale, si è schierato dalla parte degli operai. «Subito dopo l’approvazione della legge Finanziaria e del Bilancio, ci faremo promotori di un incontro al Mise per tentare di trovare una risposta concreta per i lavoratori e per il rilancio del sito» fa sapere in una nota, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.

L’8 maggio il prefetto di Palermo Antonella De Miro incontrerà i sindacati e il sindaco di Termini Imerese sulla vicenda Blutec. Lo dice in una nota il primo cittadino, Francesco Giunta, sollecitato stamane da Fiom, Fim e Uilm di contattare il prefetto. «Nel corso dell’incontro - aggiunge Giunta - chiederemo di contattare il governo affinché venga convocato, con urgenza, al Mise un tavolo tecnico nel quale tutte le parti che hanno sottoscritto l’accordo di programma nel dicembre del 2014 mantengano gli impegni assunti, a partire da Invitalia che, unitamente al Mise e a Fca ha proposto il coinvolgimento di Blutec nell’opera di reindustrializzazione dell’area».

«La città, dopo anni di battaglie su tutti i fronti, è stanca di subire ingiustizie sociali - conclude il sindaco - che stanno rendendo sempre più povera la comunità. Il governo nazionale e Fca devono assumersi le proprie, gravose, responsabilità; hanno, l'obbligo morale, e non solo, di portarci fuori dalle sabbie mobili nelle quali ci hanno condotto».

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