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Il Campione dei siciliani, Antibo: «Felice, la gente mi vuole ancora bene»

Totò Antibo

PALERMO. Le sue medaglie hanno scritto la storia dell’atletica italiana, ma l’affetto che la gente ancora gli riserva rappresentano il presente.

Totò Antibo ha vinto il sondaggio del Giornale di Sicilia che ha chiesto ai suoi lettori di scegliere il campione siciliano di sempre tra diverse discipline attraverso il sito www.gds.it.

E questo riconoscimento la gazzella di Altofonte vuole proprio interpretarlo in questo modo: essere arrivato davanti a nomi anche più popolari come Schillaci o Nibali significa che la gente non ha mai dimenticato quanto ha fatto l’atleta palermitano e quanto temperamento abbia messo in pista e continui a mettere nella vita per combattere contro una malattia con la quale sarà costretto a convivere per sempre come l’epilessia. Non è un caso che molti lettori, nei loro commenti, abbiano riconosciuto proprio questa dote ad Antibo. Non arrendersi è il successo più grande che ancora oggi continua a ottenere.

Antibo, quanto piacere le fa aver ricevuto questo riconoscimento direttamente dai lettori del Giornale di Sicilia?

«Premetto che tutti i campioni che erano presenti nella vostra lista sono nomi che hanno fatto grandi cose nello sport e che hanno reso importante il nome della Sicilia nel mondo. Però anche questo sondaggio, in fin dei conti, era una gara e quindi il piacere di essere arrivato primo, davanti a tanti nomi illustri, è grande. Vuol dire che la gente mi vuole ancora bene».

Abbiamo paragonato questo successo nel sondaggio alla sua vittoria agli Europei nei 10 mila metri perché anche in quell’occasione ha fatto il vuoto. Per lei quale resta la medaglia più bella?

«Una medaglia olimpica rimane sempre qualcosa di speciale per un atleta e per questa ragione l’argento di Seul dell’88 nei 10 mila metri avrà sempre un posto importante nel mio cuore. Ma se devo scegliere, credo che la doppietta d’oro agli Europei di Spalato nel ’90 rimanga qualcosa di storico. Soprattutto la vittoria nei 5 mila metri: in quell’occasione sono stato buttato a terra, mi sono rialzato e ho dovuto completamente cambiare strategia di gara fino a vincerla. È stato qualcosa di unico».

Oltre alle sue imprese sportive, molti lettori nei loro commenti hanno voluto sottolineare il suo esempio, ovvero non arrendersi neanche davanti alla sua malattia. È un motivo d’orgoglio in più?

«Che tanta gente abbia evidenziato questo aspetto mi rende ancora più orgoglioso e felice. Vivere con l’epilessia non è facile e purtroppo noto che molta gente davanti alla mia stessa patologia si arrende. Io, però, non mollerò mai e quindi le parole dei lettori del Giornale di Sicilia mi danno ancora più coraggio perché con l’epilessia si può vivere. Certo, è importante il sostegno degli altri, ma bisogna saper combattere e conviverci».

Come mai secondo lei due campioni dell’atletica nelle prime due posizioni e quanto piacere le fa che al secondo posto sia arrivata l’unica donna presente nella lista, la Sidoti?

«Sinceramente non saprei dire quale sia la ragione. È chiaro che fa una certa impressione essere arrivato davanti a Schillaci, capocannoniere ai Mondiali del ’90, Nibali che nel ciclismo ha vinto tutto o a Cairoli, nove volte iridato nel motocross. Penso, dunque, che la vera ragione sia l’affetto che la gente nutre nei miei confronti. Per quanto riguarda Annarita, invece, sono davvero contento, una ragazza piccola ma dalla grande forza, che ha dato tanto ma che è andata via troppo presto».

A proposito dell’atletica, la Sicilia negli ultimi anni sta regalando meno campioni a questa disciplina. È un caso o ci sono delle ragioni specifiche secondo lei?

«Gli impianti sportivi non sono più quelli di prima, ma questo è un problema non solo siciliano ma nazionale. Andiamo a vedere, ad esempio, lo stadio delle Palme a Palermo: quando correvo io era straordinario, ora è in stato di abbandono e mi vergogno pure ad andarci. Con gli impianti moderni, si invogliano le persone a fare sport. Da quando ho smesso io e la mia generazione, l’atletica in Sicilia e in Italia sembra scomparsa. Bisogna andare nelle scuole a convincere i ragazzi a praticare sport, a patto che possibilmente ci siano anche delle palestre decenti negli istituti».

Se lei non fosse stato nell’elenco chi avrebbe votato?

«Sono tutti grandissimi campioni quelli che facevano parte del sondaggio. Credo avrei votato la Sidoti per una questione di affetto, ma Nibali e Cairoli sono due altri grandi nelle loro discipline».

A 56 anni quale altra «medaglia» spera di ricevere Totò Antibo?

«Il desiderio è vedere sorgere nuovi impianti sportivi in Sicilia, in particolare uno nella mia Altofonte. Solo in questo modo potrei dare una mano ai ragazzi, per trasmettere loro quello che ho imparato io quando facevo sport ad alti livelli. Senza un impianto, infatti, allenare i giovani è impossibile perché i ragazzi si devono osservare e guidare da vicino».

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