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Le opere di Alfonso Leto esposte a Palazzo San'Elia a Palermo

Alfonso Leto, Spic contra Span (Venere condanna Psiche a separare i semi)

PALERMO. Viaggiatore instancabile e solitario dei linguaggi dell'arte, con la mostra inaugurata oggi al Palazzo Sant'Elia di Palermo, Alfonso Leto si conferma fra gli artisti più interessanti del panorama attuale.

Nata dalla collaborazione fra le fondazioni Orestiadi e Sant'Elia, l'ampia retrospettiva ripercorre tutta la sua carriera, quarant'anni di pittura, sperimentazione e ricerca di nuove potenzialità espressive. "Alfonso Leto, Opere scelte 1977-2018" costituisce, dunque, un importante tassello nella comprensione degli accadimenti dell'arte in Sicilia, e in particolare nell'ambito palermitano dove tutto è illusorio e niente è ciò che sembra.

"Nati sotto Saturno", gli artisti migliori di questa città, dove un dio antico divora incessantemente i suoi figli, battono strade diverse, talvolta inesplorate, per instaurare un tempo nuovo. Sono percorsi che si formano nell'incertezza e recuperano il centro delle cose con prospettive eccentriche, proprio come i pittori barocchi. Il nomadismo culturale, lo sguardo obliquo sul reale sono tratti fondamentali nel lavoro di Leto, che ha scelto di vivere appartato nella quiete agreste di Santo Stefano di Quisquina, dove si venera la grotta di Santa Rosalia che salvò i palermitani dalla peste.

La sua ricerca affronta con ironia e un pizzico di lucida follia ogni sfida. È un errare il suo che ci conduce alla radice stessa dell'arte dei nostri anni: dalle avanguardie storiche agli ultimi esiti che abbracciano tutte le forme espressive. Nell'arco della sua carriera l'artista, infatti, si è confrontato con ogni mezzo, essendo sempre a suo agio grazie a una grande competenza tecnica e soprattutto a uno sconfinato amore per la pittura, che declina con velature sofisticate e preziosismi mascherati sotto un sorriso amaro.

Nessun personale punto d'arrivo, soltanto immagini smarrite e poi ritrovate, confini violati e distanze di cui l'atto stesso del dipingere moltiplica i confini. "Alfonso Leto - spiega in catalogo il curatore, Marco Meneguzzo - è uno scanner vivente.

Un analista del reale, di tutto ciò che capita entro il suo raggio d'interesse (si badi, non nel suo raggio d'azione, e neppure nel suo raggio visivo), e che viene elaborato secondo codici autogeneranti e autogeneratisi. I codici, ancor più dei linguaggi, cambiano abbastanza rapidamente nel corso degli anni, ma lo scopo è sempre lo stesso: la codifica del reale secondo parametri intellegibili.

Di fatto, questo è il compito dell'intellettuale, e difatti Leto è prima di tutto un intellettuale, poi un artista, perché dall'arte ha mutuato i suoi codici di riferimento e comunicativi". La mostra, che fa parte degli eventi di "Palermo capitale della cultura", è aperta fino al 29 aprile: da martedì a venerdì dalle 9:30 alle 18:30; sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15:30 alle 18: lunedì chiuso.

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