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Omicidio Fragalà a Palermo, il pentito: "Ucciso per fare un favore a quelli di Pagliarelli"

L'avvocato Enzo Fragalà

PALERMO. L’avvocato Enzo Fragalà fu ucciso per “fare un favore a quelli di là sopra, quelli di Pagliarelli”. Lo ha detto in aula il collaboratore di giustizia Salvatore Bonomolo, esattore del pizzo della famiglia di Porta Nuova, che ha deposto al processo per l’omicidio del legale in cui sono alla sbarra Francesco Arcuri, Antonino Siragusa, Salvatore Ingrassia, Antonino Abbate, Paolo Cocco e Francesco Castronovo difesi dagli avvocati Rosanna Vella, Michele Giovinco, Filippo Gallina, Corrado Sinatra, Edi Gioè, Debora Speciale.

Bonomolo, che sta finendo di scontare una condanna a 10 anni e 4 mesi, ha messo a verbale e ha confermato in aula di avere appreso notizie importanti sul delitto da un compagno di cosca e di cella, Giuseppe Auteri, già indagato e poi prosciolto per l'omicidio del legale. Doveva essere un pestaggio esemplare per il legale palermitano, si trasformò in omicidio.

Bonomolo conferma la ricostruzione fatta dalla procura a proposito del ruolo svolto dal gruppo di Porta Nuova. “Auteri e Arcuri si curavano l’avvocato”, ha detto Bonomolo che ha spiegato che per “cura” intende “pedinamenti”. Sempre Auteri gli avrebbe riferito di essere preoccupato del pentimento di Siragusa, uno degli imputati che ha dato una versione dei fatti bocciata dagli inquirenti.

Ha deposto questa mattina anche Vincenzo Marchese, ex cliente di Fragalà. Marchese era imputato nella vicenda processuale che avrebbe determinato la concausa ultima e decisiva che ha scatenato la reazione punitiva di Cosa nostra. Il procedimento era a carico di Antonino Rotolo, tra gli altri, storico boss di Cosa nostra.

Il processo riguardava fittizie intestazioni per la gestione occulta del patrimonio dei Rotolo e dell’intero mandamento di Pagliarelli. Marchese sarebbe stato uno dei prestanome di Rotolo. In uno dei pizzini scritti da Giovanni Nicchi e indirizzati a Raffaele Sasso (altro presunto prestanome di Rotolo) si parla di un soggetto “indegno” a causa delle dichiarazioni processuali che erano state riportate dalla stampa nel 2009 dove si diceva che Marchese e Salvatore Fiumefreddo (altro cliente di Fragalà) avevano confessato di essere entrati nel giro di prestanome del boss di Pagliarelli.

Durante la sua arringa –avvenuta pochi giorni prima dell’agguato -  tra l’altro Fragalà avrebbe più volte citato una lettera di Antonietta Sansone (moglie di Rotolo) a Marchese in cui si scusava per averlo coinvolto. Anche questo, secondo gli inquirenti, avrebbe contribuito a rafforzare la decisione di punire l’avvocato Fragalà. “Io ero contento di quell’arringa – ha detto Marchese – ma dissi all’avvocato Lo Cascio: ‘C’era bisogno di far uscire quella lettera?’ Non volevo che il marito della signora Antonia potesse litigare con il marito a causa di quella lettera”.

 

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