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Sicilia e-Servizi, sequestro a Ingroia: soldi sui conti insufficienti, sigilli anche ad una villa

Antonio Ingroia

PALERMO. Nuova tegola su Antonio Ingroia. All'ex pm della procura di Palermo la guardia di finanza ha sequestrato una casa di campagna a Calatafimi.

Venerdì scorso era stato disposto un sequestro da 151mila euro legato all'indagine sul suo ruolo di ex amministratore di Sicilia e-Servizi, alle indennità ed ai rimborsi spese. Solo che nei conti bancari di Ingroia non ci sarebbe stata abbastanza liquidità da coprire interamente quella somma. Da qui il nuovo provvedimento.

Ingroia si è detto sorpreso del nuovo sequestro: "Ho appreso ancora una volta dalla stampa del sequestro della casa di campagna. Se la notizia è vera chiedo immediatamente alla procura di Palermo il dissequestro dei miei conti correnti, quello mio personale e quello dello studio. Per quella abitazione avevo ricevuto una proposta di acquisto per un milione di euro. Immobile che non venderò mai al quale sono affezionato, visto che si tratta della terra e abitazione della mia famiglia. Se non saranno dissequestrati i conti correnti è evidente che c'è un accanimento nei confronti del mio lavoro, dei miei assistiti perché il rischio concreto e che io non possa più lavorare".

Proprio oggi l'ex amministratore della società regionale, ruolo per il quale adesso viene indagato, aveva pubblicato un videomessaggio in cui rispondeva ai pm di Palermo bollando come "infondate" le accuse che gli vengono rivolte.

Secondo gli investigatori Antonio Ingroia, nominato dal governo Crocetta a capo della società in house della Regione, si sarebbe auto-liquidato una indennità di 117mila euro. Questa attività viene giudicata in conflitto d'interessi e soprattutto non sarebbe passata da una valutazione dell'assemblea dei soci.

Stando alle valutazioni degli ex colleghi della procura di Palermo, l'indennità non doveva superare i 50.000 euro l'anno. L'indennità dunque sarebbe stata sproporzionata. E, secondo gli investigatori avrebbe, determinato un abbattimento dell'utile di esercizio da 150.000 euro a 33.000 euro.

Ingroia, che ora esercita la professione di avvocato e vive a Roma, si sarebbe, inoltre, indebitamente appropriato di ulteriori 34.000 euro, a titolo di rimborso per spese sostenute per vitto e alloggio nel 2014 e nel 2015, in occasione delle trasferte a Palermo per svolgere le funzioni di amministratore, nonostante la legge consentisse agli amministratori di società partecipate residenti fuori sede l'esclusivo rimborso delle spese di viaggio.

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