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A processo per l'omicidio della moglie: figli e parenti testimoniano contro di lui

PALERMO. "Il giorno prima che mia madre morisse, sono andato a casa sua perché aveva una ferita in testa. Ho visto il suo bastone vicino a mio padre e gli ho chiesto perché non fosse vicino alla mamma. Mi ha detto: 'Lascialo qui perché so io quello che devo fare'. Il giorno dopo mia madre è morta. Aveva un taglio alla testa diverso da quello del giorno prima". Lo ha raccontato Vincenzo Baiada testimoniando al processo in cui è imputato il padre Giovanni Baiada, il marito di Maria Licari, la donna di 70 anni uccisa nel luglio del 2016 a Villagrazia di Carini. Per la Procura (le indagini sono coordinate dal sostituto Piero Padova) sarebbe stato lui a uccidere la moglie al culmine dell'ennesima lite. Oggi il pm ha anche chiesto l'aggravante dei maltrattamenti in famiglia che porta la pena massima all'ergastolo.

Tra i due coniugi i rapporti erano burrascosi e costellati da frequenti discussioni, spesso sfociate nella violenza. Aggressioni tra le mura domestiche mai denunciate, però, dalla vittima. Era stato lo stesso Baiada a chiamare i carabinieri, facendo scattare le indagini. Aveva raccontato di essere uscito e di aver trovato al ritorno la moglie senza vita nella sala d'ingresso della loro abitazione, in cortile Giglio 4. Una versione che non ha convinto gli investigatori, che hanno fatto scattare il fermo. Dalle indagini è emerso che avrebbe picchiato la vittima con un bastone alla testa, provocando le fatture anche agli arti e al torace. Inoltre l’uomo avrebbe preso a calci la moglie, torcendole anche gli avambracci fino a provocarne la fattura.

"Mia madre - ha raccontato Vincenzo Baiada - mi diceva che mio padre la picchiava. Anche la mattina prima di morire mi disse che era stato lui. Tante volte le ho consigliato di denunciarlo, ma lei aveva paura di ulteriori ritorsioni e così faceva finta di niente, mettendosi pantaloni lunghi e maglie per non fare vedere i lividi. Solo una volta ho visto che aveva gli occhi neri". Anche altri parenti hanno confermato le violenze alla donna. "Aveva messo i luccheti al frigorifero - ha detto un nipote - perché non voleva che lei mangiasse i wurstel. Preferiva darli al cane. Le era proibito vedere la tv, telefonare. Più volte ho visto ematomi nelle mani".

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