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Caso Cinque a Bagheria, Di Maio prende le distanze: "Non è sindaco del M5s"

Luigi Di Maio

PALERMO. "Cinque non è sindaco del Movimento": a margine della manifestazione che si è svolta a Palermo il candidato premier dei 5Stelle Luigi Di Maio ha preso le distanze dal sindaco di Bagheria Patrizio Cinque per cui ieri la Procura di Termini Imnerese ha chiesto il rinvio a giudizio.

Cinque è accusato di turbativa d’asta, abuso d’ufficio e violazione del segreto d’ufficio insieme ad altri 19 tra imprenditori, un vigile urbano e funzionari comunali. Dopo la notifica dell’obbligo di firma si era autosospeso dal Movimento.

L'11 aprile a decidere se il sindaco debba essere processato sarà il gip. Le accuse contro cinque sono diverse: innanzitutto c'è l'imputazione relativa all'avere fatto pressioni sull'ex commissario della città metropolitana, Manlio Munafò, anche lui indagato, perchè il palasport di Bagheria fosse affidato in partnership al comune e all'associazione Nuova Aquila Palermo. Pure per Munafò la Procura ha chiesto il processo. Davanti al gip Cinque ha negato, però, qualunque intenzione di gestire la struttura insieme all'associazione anzi ha cercato di dimostrare di avere più volte chiesto l'affidamento del palazzetto ai comuni con Bagheria capofila e non ai privati. Tanto da aver presentato la busta per la manifestazione di interesse fuori termine. E comunque nessun bando di gara è poi stato fatto.

Poi c'è la vicenda della casa abusiva del cognato, per cui Cinque è indagato per violazione del segreto d'ufficio. Avrebbe rivelato al familiare l'esistenza di un procedimento penale aperto a suo carico in concorso con il vigile urbano Domenico Chiappone (anche per lui è stato chiesto il rinvio a giudizio). Il sindaco è imputato anche di aver fatto pressioni sui vigili per far slittare la convocazione dei familiari da parte della polizia municipale.

L'immobile incriminato, una palazzina con diversi appartamenti, comunque è stato dichiarato abusivo e, dopo l'ordine di demolizione del Comune, acquisito al patrimonio del Comune stesso.

"Sono stato io a spingere mio cognato ad autodenunciarsi per la casa abusiva. Quindi quando ho saputo che l'autodenuncia, poi rivelatasi falsa, era stata presentata, gliene ho parlato, certo che avesse seguito il mio consiglio. Non potevo immaginare che la firma sotto l'esposto non fosse sua", ha spiegato tentando di giustificarsi per aver detto al familiare del procedimento penale.

Resta da capire chi e perché abbia presentato la falsa autodenuncia a firma del cognato. A carico di Cinque sono state prodotte anche delle intercettazioni in cui il primo cittadino contestava la decisione di multare con 20mila euro gli abusivi, come prevedeva l'emendamento di una collega del M5s.

Infine, l'ultima imputazione, riguarda presunte irregolarità nella gestione per somma urgenza della procedura di autonoleggio dei mezzi per la raccolta dei rifiuti.

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