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"Intestazione fittizia aggravata", chiesta la condanna a 6 anni per Marciante e i due generi

Benedetto Marciante

PALERMO. Sono convergenti le dichiarazioni dei collaboratori Giovanna e Vito Galatolo, Francesco Chiarello e Giuseppe Tantillo. Così il pm Dario Scaletta ha chiesto la condanna a sei anni di Benedetto Marciante, vicino ai Galatolo dell’Acquasanta, per intestazione fittizia aggravata. Stessa accusa per i due generi di Marciante, Francesco Sabella e Placido Dragotto, per i quali sono stati chiesti 4 anni e mezzo. La quarta sezione del Tribunale deciderà il 15 febbraio.

L’indagine è stata condotta dai finanzieri del Gico del Nucleo di polizia tributaria di Palermo che sequestrarono nel 2012 un’impresa del valore di 1,5 milioni. Marciante, ritenuto appartenente alla famiglia mafiosa palermitana dell'Acquasanta-Arenella sin dagli anni ’80, era stato arrestato nel 1997 per associazione mafiosa. Le indagini svolte dal Gico hanno consentito di individuare un’azienda (“Sa. Fra. Rappresentanze”, di Palermo), intestata al genero Sabella e gestita da Dragotto, ma di fatto riconducibile a Marciante, del valore di circa 1,5 milioni di euro.

La merce (detersivi e altri articoli casalinghi) era custodita in un capannone di circa 5 mila metri quadrati nella zona di Partanna Mondello, con un punto vendita nel centralissimo quartiere Libertà.

Secondo gli inquirenti, Marciante è stato da sempre a disposizione della cosca mafiosa dei Galatolo per assumere attività imprenditoriali in vari settori merceologici, in particolare in quello della vendita di detersivi e prodotti per la casa.

Per l’accusa, è stato, quindi, il collegamento tra le famiglie palermitane e le filiere commerciali operanti nella grande distribuzione.

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