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Negozi aperti a Palermo anche a Natale, critici i sindacati: "È contro la tradizione"

via Ruggero Settimo, Palermo - Foto Archivio

PALERMO. Negozi aperti a Palermo il giorno di Natale ed esplode la polemica. A criticare la scelta di alcuni commercianti sono i sindacati. “Aver appreso che nel giorno di Natale molti negozi di Via Ruggero Settimo rimarranno aperti ci lascia sbigottiti e amareggiati. Mai avremmo potuto immaginare che in un Paese cattolico quale è l’Italia, il giorno di Natale venga considerato un giorno come un altro”, afferma Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia.

“Il Natale – prosegue - è la festa più importante dell'anno, in cui secondo tradizioni centenarie si riuniscono le famiglie, i nonni, i nipoti, i figli. Un momento solenne come più volte ricordato da Papa Francesco. Pensare che tutto debba ruotare attorno al business non fa altro che impoverire la società, allontana sempre di più le famiglie dai valori tradizionali verso un isolamento culturale che ci rende sempre più indifferenti ai valori cardine di una società civile. Il Natale è la festa dell'amore, dell'inclusione, della fratellanza e della solidarietà. Anche i genitori, i figli, i nonni e i parenti di questi lavoratori hanno il diritto di festeggiare insieme. Il commercio non può essere considerato un servizio pubblico essenziale come possono essere gli ospedali o  le forze dell'ordine ed è per questo che invito tutti coloro che possono dare un contributo a ripristinare una situazione di normalità e ad intervenire, primi tra tutti il Cardinale di Palermo e il sindaco, e le associazioni datoriali”.

Flauto ricorda che “i lavoratori sono liberi di scegliere volontariamente di aderire o meno alla prestazione ma ovviamente la loro condizione di bisogno prevale sul resto. Bisogna prendere coscienza del fatto che la deregulation degli orari è un problema che deve essere affrontato con urgenza e inserito nel prossimo calendario degli impegni del nuovo presidente della Regione. Ma anche i consumatori devono fare la loro parte: prima il rispetto verso gli altri e per il lavoro e dopo i consumi, se non vogliamo che il lavoro diventi una forma di schiavitù degna dei paesi più sottosviluppati”.

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