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Infranto il codice etico mafioso, la condanna a morte del boss che poi fu graziato

Giovanni NIOSI

PALERMO. Cosa nostra non tollera “sgarri” al “codice etico” e stava per tornare a uccidere. Il particolare emerge dall’operazione Talea, che questa mattina ha portato in cella 25 persone del mandamento San Lorenzo-Resuttana. Nel mirino Giovanni Niosi, uomo d'onore già arrestato in passato.

Mestiere ufficiale vigile del fuoco, fedelissimo del boss Salvatore Lo Piccolo con la passione per il cinema. A decidere tutto, prima la nomina a reggente di Niosi e poi la sua destituzione sarebbe stata sempre “la padrona” Mariangela Di Trapani, moglie dell’ergastolano Salvino Madonia. Come era emerso anche nelle precedenti operazioni - “David” (2005), “Eos“ (dal 2008 al 2010), “Oscar “ (2011) e, in ultimo, “Apocalisse” (giugno 2014) -il mandamento fa ancora riferimento alla famiglia Madonia, nonostante il decesso dello storico capomafia Francesco.

Il controllo è stato mantenuto attraverso Sergio Napolitano e Salvatore Lo Cricchio, cugino e zio di Mariangela Di Trapani. A comandare, da agosto 2015 era Giovanni Niosi, nominato reggente di Resuttana grazie all’interessamento di Di Trapani. Contro Niosi, che nel 2002 aveva anche interpretato il ruolo di un mafioso nel programma Blu Notte, si scagliarono sin da subito Sergio Macaluso e Pietro Salsiera, ritenendolo inadeguato e in malafede, accusandolo di avere infranto i “pilastri del galateo mafioso” a cui deve attenersi ogni uomo d’onore patteggiando nel processo “Addio pizzo 5”.

A questo si aggiungeva il mancato sostentamento economico di un carcerato. Niosi teneva inoltre all’oscuro gli altri affiliati di vertice sulle estorsioni e non erano, quindi, in condizione di valutare la consistenza della “cassa mafiosa”. Della vicenda si interessarono anche gli esponenti di vertice dei mandamenti mafiosi palermitani di Porta Nuova e di Passo di Rigano. In particolare, Paolo Calcagno, reggente del mandamento di Porta Nuova (sino al suo arresto avvenuto, nel dicembre 2015, nell’ambito dell’operazione “Panta Rei”), intervenne per bloccare l’omicidio di Niosi chiedendo che fosse demansionato, piuttosto che estromesso.

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