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Barcone naufragato con 226 vittime, due scafisti condannati a Palermo

PALERMO. Il gup di Palermmo Fernando Sestito ha condannato a 14 anni ciascuno, per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro reato, Ali Rouibah e Imad Busadia, assistiti rispettivamente dagli avvocati Alfonso Sciangula e Vincenzo Rocciola Avila. Assolto Abdullah Suud Assnusi, assistito dall'avvocato Cinzia Pecoraro. Per loro l'accusa era di omicidio plurimo e la procura aveva chiesto l'ergastolo.

I tre erano accusati di essere gli scafisti del barcone che naufragò il 5 agosto 2015 causando la morte di 226 migranti. Solo 36 cadaveri vennero recuperati: uomini e donne costretti a restare nella stiva dagli scafisti e morti soffocati. Gli scafisti sono stati incriminati dopo il riconoscimento dei superstiti che, sbarcati a Palermo, hanno raccontato agli inquirenti le sevizie subite a bordo e la tragica fine dei compagni di viaggio. In cinque furono arrestati. Due hanno scelto di essere processati in ordinario e sono imputati davanti alla corte d'assise.

I testimoni hanno riferito di persone marchiate con i coltelli e picchiati con le cinture durante il viaggio. I criminali avrebbero rivestito ciascuno un ruolo ben preciso: uno guidava l'imbarcazione con l'ausilio di altri due; gli altri si occupavano di controllare i migranti, impedendo loro, con la violenza, di muoversi.

L'avvocato Cinzia Pecoraro ha però dimostrato, attraverso indagini difensive, che Assnusi non era tra gli scafisti ma era un semplice passeggero e che la coppia di accusatori l'aveva individuato per errore.

Il costo del viaggio andava dai 1.200 ai 1.800 dollari a persona. Per avere un giubbotto di salvataggio si doveva pagare una cifra supplementare. Sul barcone, poi naufragato, erano state stipate 600 persone: nella stiva, chiusa da una botola, ce ne erano più di 200.

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