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"Ad alzata di mano, per vedere l'amico": così Cosa Nostra elegge i suoi capi

PALERMO. Un sistema elettorale vero e proprio, con le sue regole, anche ferree, tipiche di Cosa Nostra. Un processo di riorganizzazione laborioso che non ammette deleghe e sgarri.

L’odierna indagine dei carabinieri del comando provinciale e  dei Ros, che ha portato all'arresto di 27 persone del mandamento mafioso di Santa Maria di Gesù, ha consentito di riscontrare l’intero processo di riorganizzazione della famiglia, e vede tra gli affiliati Giuseppe  Greco(già condannato per associazione mafiosa),   Gaetano Messina (consigliere della famiglia), Natale Giuseppe Gambino (sottocapo), Salvatore Profeta (di fatto consigliere del reggente), Antonino Profeta,   Giuseppe Contorno,  Francesco Pedalino (capo decina) e altri ancora.

In particolare è stata documentata un’attività tipica di cosa nostra, in passato descritta soltanto dai primi collaboratori di Giustizia, ovvero l’elezione dei rappresentanti mediante un sistema elettivo a cui hanno aderito tutti gli uomini d’onore della famiglia.

Attraverso lo stretto monitoraggio degli affiliati, a settembre del 2015 sono state documentate le fasi precedenti, concomitanti e successive ad una importante riunione svoltasi a settembre del 2015 presso un ristorante palermitano durante la quale sono state formalizzate le cariche interne della famiglia di Santa Maria di Gesù.

Alla presenza di almeno 12 uomini d’onore, Giuseppe Greco veniva confermato reggente mentre  Natale Giuseppe Gambino e  Gaetano Messina divenivano rispettivamente sottocapo e consigliere. Ottenevano invece la carica di capodecina sia Francesco Pedalino che Mario Taormina.

Le acquisizioni in ordine alla documentazione delle fasi delle elezioni del reggente (definito “il principale”) rappresentano un dato assolutamente inedito nel panorama investigativo, poiché questa "pratica" emersa soltanto nei riferimenti dei primi collaboratori di Giustizia degli anni ’80.

Le procedure di elezione, ad imitazione delle vere competizioni politiche, sarebbero tuttora basate su una preliminare attività di propaganda a favore dei candidati, anche se in realtà non vi sarebbe stato nella circostanza un vero e proprio antagonista alla figura di Giuseppe Greco che, in funzione della carica di reggente già assunta, avrebbe ottenuto da subito il consenso degli affiliati più autorevoli, tra i quali lo stesso Salvatore Profeta il quale si è offerto di appoggiare Giuseppe Greco probabilmente per la sua parentela con il collaboratore Vincenzo Scarantino, certamente ingombrante, e per via dell’età avanzata.

L'elezioni è avvenuta dopo il voto di tutti gli affiliati che esprimerebbero la preferenza a scrutinio palese (“ad alzata di mano... per vedere l’amico”) anche se nel passato si ricorreva ad urne consegnate ai capodecina per la raccolta tra i soldati. La procedura elettiva avverrebbe oggi solo per le cariche di capofamiglia/reggente e consigliere, mentre le nomine per i ruoli di sottocapo e capodecina sarebbero riservate allo stesso principale in precedenza eletto.

Il riordino dell’organizzazione era divenuto necessario dopo l’eliminazione violenta nel settembre 2011 di Giuseppe Calascibetta, a seguito di contrasti nella cattiva gestione della cassa comune, con la contestuale carica protempore assunta da parte di Giuseppe Greco. Le fasi di fibrillazione registrate in quel frangente avevano determinato la necessità di una formalizzazione dello status quo, al fine di legittimare i rapporti di forza interni alla famiglia.

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