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Debiti troppo alti, grana in consiglio comunale a Palermo

Sala delle Lapidi

PALERMO. Troppi ritardi, troppe spese extra, troppi costi che si potrebbero evitare. Il fenomeno dei debiti fuori bilancio torna d’attualità. Perché i revisori dei conti, con una nota di tre pagine, bacchettano sia la dirigenza del Comune che il Consiglio comunale chiamato ad approvarli, così come prevede la legge. Il punto è che l’Aula deve farlo velocemente, senza perdere tempo. Altrimenti c’è il rischio che il maggiore costo venga «caricato» sulle spalle dei consiglieri.

Il bilancio di previsione parla di una somma che si aggira intorno ai 33 milioni di euro per il 2017. Si tratta per la maggior parte di obbligazioni che derivano da sentenze esecutive e dai ricoveri disposti dall’autorità giudiziaria. La parte del leone la fa il settore sociale con le sentenze con cui il giudice affida alle comunità i minori abbandonati, quelli che hanno subito violenze o a cui viene tolta la patria potestà, ad esempio.

Anche piccole somme, comunque, come la restituzione di una multa annullata ha la medesima configurazione giuridica. In generale quello fuori bilancio è il debito non previsto, pagato dall’ente per evitare che, altrimenti, possa derivarne un danno ulteriore. Ora, l’organo di controllo (composto da Marcello Barbaro, Caldedonio Li Pomi e Sebastiano Orlando) lamenta il fatto che la regolarizzazione avvenga in ritardo. Parecchio oltre il termine di 120 giorni «dalla notifica del titolo esecutivo per l’avvio delle procedure» di riscossione coatta contro la pubblica amministrazione. Ciò comporta, sostanzialmente, un ulteriore aggravio di costi a carico della collettività dovuti al fatto che scattano una serie di sanzioni e interessi dovuti alla fase esecutiva.

A questo proposito, i revisori richiamano una sentenza della magistratura contabile della Puglia secondo la quale «nel caso di sentenze esecutive e pignoramenti, sussiste l’obbligo di procedere con tempestività il Consiglio per il riconoscimento del debito, in modo da impedire il maturare di interessi, rivalutazione monetaria e ulteriori spese legali». Pertanto i revisori si rivolgono «ai dirigenti e al Consiglio comunale» suggerendo «di predisporre e approvare le proposte del debito con la massima celerità».

Con una postilla che farà rizzare i capelli degli inquilini di Sala delle Lapidi: «Al fine di evitare che l’eventuale maturazione di ulteriori spese possa essere addebitata al Consiglio». L’andazzo di questi anni è quello di radunare i debiti e portarli in approvazione alla fine dell’anno. Anche quest’anno è sostanzialmente accaduta la stessa cosa col blocco di trecento delibere passate per Sala delle Lapidi per un totale di 33 milioni. Pratica stigmatizzata dai revisori per i quali «le proposte per il riconoscimento dei debiti non devono essere predisposte nella parte finale dell’esercizio finanziario». Le ragioni che generano un debito non previsto sono le più svariate.

Numerosi i risarcimenti alle persone che subiscono danni a causa dell’asfalto malmesso, dei marciapiedi dissestati, delle strade con le buche. Nella lista consegnata qualche settimana fa ai consiglieri comunali, figurano persino i risarcimenti per l’annullamento delle ordinanze sindacali con cui si requisiscono i posti al cimitero per carenza di posti salma. Una serie di batoste sono arrivate dal versante delle rette da corrispondere alle strutture di ricovero per anziani attraverso i decreti ingiuntivi. «Il contenimento dei debiti - dice Ugo Forello, capogruppo del M5S - richiede uno sforzo organizzativo del consiglio comunale e dell'amministrazione per consentire una trattazione nei tempi e senza ulteriori aggravi finanziari per la collettività».

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