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I grandi maestri della fotografia, in mostra a Palermo 140 scatti di Henri Cartier-Bresson

PALERMO. «Per me, la macchina fotografica è come un block notes, uno strumento a supporto dell’intuito e della spontaneità, il padrone del momento che, in termini visivi, domanda e decide nello stesso tempo».

Era questa la filosofia che caratterizzava gli scatti di Henri Cartier-Bresson.

Per rendergli omaggio, dal 21 ottobre al 25 febbraio nella Galleria d’Arte Moderna a Palermo verranno esposti 140 suoi scatti in una mostra promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Palermo e organizzata da Civita in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson e Magnum Photos Parigi.

È il secondo appuntamento con i grandi maestri della fotografia, dopo quello dedicato a Steve McCurry, chiuso alla fine di febbraio di quest’anno.

Quando scatta l’immagine guida che è stata scelta per questa sua nuova rassegna monografica allestita a Palermo, quella dell’uomo che salta su una pozza d’acqua, Cartier-Bresson ha 24 anni. Ha comprato la sua prima Leica da appena due anni, ma è ancora alla ricerca del suo futuro professionale.

È incerto e tentato da molte strade: dalla pittura, dal cinema.

«Sono solo un tipo nervoso, e amo la pittura... Per quanto riguarda la fotografia, non ci capisco nulla» affermava. Ma la storia lo ha contraddetto. Lo scatto è per lui il passaggio dall’immaginario al reale.

Diceva:

«Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge. In quell'istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale».

Le sue immagini testimoniano la nitidezza e la precisione della sua percezione e l’ordine delle forme. «Fotografare, - osservava - è riconoscere un fatto nello stesso attimo ed in una frazione di secondo e organizzare con rigore le forme percepite visivamente che esprimono questo fatto e lo
significano. È mettere sulla stessa linea di mira la mente, lo sguardo e il cuore».

«Per parlare di Henri Cartier-Bresson - afferma Denis Curti, curatore della mostra - è bene tenere in vista la sua biografia. La sua esperienza in campo fotografico si fonde totalmente con la sua vita privata. Due episodi la dicono lunga sul personaggio: nel 1946 viene a sapere che il Moma di New York intende dedicargli una mostra postuma, credendolo morto in guerra, e quando si mette in contatto con i curatori, per chiarire la situazione, con immensa ironia dedica oltre un anno alla preparazione dell’esposizione, inaugurata nel 1947. Sempre nello stesso anno fonda, insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour, e William Vandivert la famosa agenzia Magnum Photos. Insomma, Cartier-Bresson è un fotografo destinato a restare immortale, capace di riscrivere il vocabolario della fotografia moderna e di influenzare intere generazioni di fotografi a venire».

La mostra Henri Cartier-Bresson Fotografo che arriva a Palermo è una selezione curata in origine dall’editore Robert Delpire e realizzata in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson. L’allestimento attuale è curato da Curti e Andrea Holzherr per conto di Magnum.

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