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Olimpionica arrestata per tratta di minori, contatti col narcos ucciso a Casteldaccia

Larysa Moskalenko

PALERMO. La campionessa di olimpionica di vela, Larysa Moskalenko, l'ucraina arrestata a ottobre del 2013 con l'accusa di far parte di un'organizzazione criminale che rapiva minori contesi per restituirli ai genitori affidatari ai quali erano stati sottratti, avrebbe chiesto le armi a Juan Ramon Fernandez, il narcos italocanadese, ucciso assieme al complice Fernando Pimentel a colpi di pistola, bruciato e sepolto tra i rifiuti sotto una spessa lastra di eternit nei pressi di Casteldaccia.

Il particolare, contenuto in un’informativa del Ros, è emerso questa mattina quando il documento è stato depositato dal pm Gery Ferrara al gup Alessia Geraci, davanti alla quale si svolge l’udienza preliminare.

Secondo gli inquirenti, la donna avrebbe chiesto le armi per conto della organizzazione norvegese che avrebbe rapito bambini contesi fra coppie di genitori separati. Agli atti dell'inchiesta ci sono le foto dell’incontro e un sms che Moskalenko ha girato a Ramon Fernandez: “Glock 261917, cz7585 9mm, Taser prezzo?”. La donna nel 2012 chiedeva all'uomo di procurarsi due pistole, una Glock e una CZ, di fabbricazione austriaca e ceca.

Per l’omicidio Fernandez e Pimentel hanno avuto la condanna all’ergastolo i fratelli Salvatore e Pietro Scaduto. Sarebbero stati loro ad ammazzare i narcos ritrovati a maggio 2013, bruciati nelle campagne di Casteldaccia.

Fu il pentito Giuseppe Carbone a condurre i carabinieri nel luogo dove erano stati seppelliti. I due hanno sempre respinto ogni accusa: il pentito, già condannato a sedici anni, li avrebbe chiamati in causa per vendicarsi di alcuni contrasti personali.

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