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Morto D'Amato, il collaboratore che svelò il retroscena dell'esplosivo per la strage di Capaci

PALERMO. E’ morto il pentito di mafia Cosimo D’Amato, il «pescatore» che ha raccontato ai pm di Caltanissetta i retroscena sull'esplosivo usato per la strage di Capaci. Condannato all’ergastolo per la strage di via dei Georgofili e in abbreviato a 30 anni per l’attentato a Falcone, ha cominciato a collaborare con i magistrati di Caltanissetta due anni fa mentre era imputato di strage con i mafiosi Salvo Madonia, Vittorio Tutino, Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Lorenzo Tinnirello.

D’Amato aiutò i componenti della cosca mafiosa di Brancaccio a reperire l’esplosivo da alcune bombe della seconda guerra mondiale rimaste in fondo al mare. Ai pm disse di essersi pentito perchè aveva deciso di cambiare vita. Sulla strage di Capaci D’Amato confermò il racconto di Gaspare Spatuzza sul coinvolgimento della cosca mafiosa di Brancaccio nel rinvenimento dell’esplosivo, da bombe inesplose risalenti alla seconda guerra mondiale e rimaste inutilizzate sul fondo del mare al largo della costa palermitana, utilizzato per confezionare l’ordigno che uccise Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.

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