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Stucchi e dipinti: a Palermo le opere di Serpotta per la prima volta in mostra

PALERMO. Per la prima volta una mostra su Giacomo Serpotta e il suo tempo racconta e rivive lo straordinario connubio tra le arti figurative a Palermo nell'epoca felice tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento.

Sono oltre cento le opere esposte fino all'1 ottobre nell'Oratorio dei Bianchi: stucchi, marmi, dipinti, avori, coralli, stampe e disegni provenienti da musei, chiese, collezioni private.

Il curatore Vincenzo Abate, studioso del collezionismo artistico siciliano e già direttore della galleria di palazzo Abatellis, ha impiegato un anno per mettere insieme le opere in base a un progetto che è partito dodici anni fa. La mostra è organizzata da Civita Sicilia e promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro - Italia e Mediterraneo. Il presidente della Fondazione, Emmanuele Emanuele, è un mecenate impegnato, dice, "nella valorizzazione della cultura siciliana e delle sue più importanti espressioni artistiche". La figura e l'opera di Serpotta sono centrali nel percorso espositivo. Del resto l'artista occupa un posto di rilievo per avere rivoluzionato l'arte dello stucco facendolo assurgere alla preziosità del marmo.

Serpotta diede una veste decorativa elegante a chiese e oratori ma la mente coordinatrice di quella esperienza artistica fu l'architetto Giacomo Amato, tornato da Roma nel 1684. Lui era l'ideatore di raffinati oggetti d'arte realizzati da una schiera di maestranze, orafi, corallari, intagliatori. Alcune di queste opere, tra cui quelle dei suoi collaboratori Antonino Grano e Pietro Dell'Aquila, arricchiscono ora il percorso espositivo con una qualità artistica che si concentrò a Palermo, divenuta unica capitale del Viceregno dopo la feroce repressione della rivolta antiborbonica di Messina nel 1674. Palermo divenne così lo snodo di una rete di rapporti con il Mediterraneo e la Spagna. E l'arte ne ricavò un grande impulso con la ricca committenza non solo degli ordini religiosi ma anche della nuova artistocrazia e dei "grand commis" del Viceregno che diedero a Palermo una proiezione europea. Il percorso della mostra riserva il piano terra a Serpotta. E qui si ritrovano gli stucchi provenienti dalla chiesa delle Stimmate staccati prima della demolizione dell'edificio che fece posto al teatro Massimo.

Il piano superiore della mostra ospita una preziosa raccolta di opere e di dipinti provenienti da edifici religiosi nei quali si coglie la direzione artistica che, nella seconda metà del Seicento, portò al superamento della cultura barocca con una svolta classicista di matrice romana. In questo periodo l'arte si fa strada attraverso una nuova artistica innovativa che investe sia la progettazione di edifici sia la decorazione.

Immagini di Marco Gullà

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