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Ambasciatore tedesco: in Sicilia si può investire pure sul cibo sano

PALERMO. Frau Susanne Marianne Wasum Rainer, ambasciatrice – ma preferisce essere chiamata ambasciatore - tedesca in Italia, è una distinta signora dal sorriso contagioso e dalla forte vocazione europeista, per tradizione familiare. Prima di rappresentare il suo paese in Italia, ha svolto la stessa mansione a Parigi: «Vivere in questa due nazioni è stato, e continua a essere, un regalo, privato e professionale. Non potrei scegliere tra le due esperienze: sarebbe come stabilire una classifica tra i genitori che, in modo diverso, trasmettono valori inestimabili».

A Palermo ha trascorso due giorni nella pancia antica della città: seminario allo Steri, soggiorno in un hotel di corso Vittorio Emanuele, a un passo dalla tomba di Federico II Hohenstaufen, re di Sicilia e di Germania, incontro con il pastore Andreas Latz della chiesa evangelica luterana per parlare del progetto per i rifugiati «Seme di senape».

Dice: «Palermo è incredibilmente bella, qui catturi immagini forti, colori intensi, profumi straordinari». Ha letto Goethe ma non ha visto il poco memorabile film di Wim Wenders «Palermo Shooting» e subito ci rassicura: «In Germania Sicilia vuol dire enorme ricchezza culturale, posizione al centro di questo enorme spazio di comunicazione rappresentato dal Mediterraneo, accoglienza per i migranti. Di quest’isola i tedeschi amano la luce, la buona cucina, i colori e il temperamento dei siciliani. Io collego alla vostra terra la profonda umanità mostrata nel corso dei secoli. Indipendentemente dal colore dalla pelle o dalla religione chiunque arrivi qui viene accolto con grande rispetto e umanità».

Il tema fondamentale del seminario di Palermo “Italia e Germania in Europa. Sfide comuni – Soluzioni comuni”, era focalizzato su cosa fare per rendere l’Europa più forte.
«Abbiamo coinvolto un selezionato gruppo di giornalisti. Essere correttamente informati è un passaggio obbligato nella costruzione dell’Europa: internet apre infinite possibilità e illimitate opportunità ma bisogna arginare pericoli, come le fake news, con informazioni equilibrate e conoscenze fondate».

Italia e Germania sono paesi amici o l’asse franco-tedesco tende a escludere l’Italia?
«Quella tra Francia e Germania è una collaborazione che non esclude nessuno. L’Italia è un nostro partner con il quale, indipendentemente dai governi, i rapporti sono molto stretti: siamo i paesi più industriali all’interno dell’Unione, siamo favorevoli all’Europa e da ciò deriva una grande quantità di responsabilità e di iniziative comuni. Come quelle che riguardano i migranti».

Appunto, parliamone…
«Abbiamo grande ammirazione per come l’Italia ha affrontato la questione dei profughi, per l’enorme mole di lavoro svolto dallo stato italiano e dalla società civile».

La Sicilia ha fatto molto…
«Ha lavato la coscienza sporca dell’Europa, accogliendo con grandissima umanità i rifugiati fin dall’inizio della crisi. A Berlino abbiamo premiato Pietro Bartolo per il suo impegno a Lampedusa».

La sicurezza è un altro nervo scoperto.
«La minaccia terroristica è la prima sfida da affrontare tutti insieme perché si tratta di un’emergenza che singolarmente non si può gestire. Esistono diverse misure da adottare, ma è fondamentale lo stretto scambio di informazioni tra le polizie e i servizi, consapevoli che la protezione al 100 % non è più possibile».

Ma c’è ancora un bel po’ di strada da fare per contare su un’Europa unita.
«Insieme abbiamo introdotto una valuta comune, abbiamo eliminato, con il trattato di Schengen, i confini interni, abbiamo un comando militare unificato ma non abbiamo ancora deciso di voler diventare uno stato unico né di volere un’unione politica. Per una maggiore integrazione, la via giusta è quella di procedere a diverse velocità».

La Germania occupa il secondo posto nella classifica mondiale dei paesi che attraggono investimenti dall’estero. Diteci come si fa…
«I posti di lavoro non possono venire creati solo dall’azione dello stato. Da noi si fa il possibile perché il capitale privato venga investito in posti di lavoro e, quindi, in economia».

Gli investimenti tedeschi in Sicilia come vanno?
«Sono ancora troppo pochi. Ma c’è un settore molto importante per il quale abbiamo da imparare dalla Sicilia che ha delle potenziali inespresse su cui lavorare: è quello dell’alimentazione sana, della dieta mediterranea. La Germania, comunque, è il partner più importante per l’Italia e l’intero settore automobilistico tedesco si basa sull’importazione di prodotti dell’indotto italiano».

L’Erasmus racconta una storia di successo.
«È una grande fortuna per l’Europa, un progetto di successo che andrebbe esteso anche ad altri settori: ci dovrebbe essere l’Erasmus degli artigiani, dei lavoratori dell’industria. E’ pure l’esempio però di come le nostre giovani generazioni godano di certi vantaggi pur essendo poco consapevoli del lavoro che serve per fare dell’Europa una casa aperta a tutti».

Dopo il G7 di Taormina, del presidente americano Trump cosa abbiamo capito?
«Che non è come i suoi predecessori. Quindi, come ha affermato la cancelliera Angela Merkel, in futuro noi europei dovremo prendere in mano il nostro destino. Autonomamente».

 

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