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Studenti in corteo, lenzuoli
bianchi, poi il minuto di silenzio
In migliaia all'albero Falcone

PALERMO. Un lungo applauso è seguito al silenzio suonato in via Notarbartolo a Palermo in memoria delle vittime della strage di Capaci alle 17.58 dopo la lettura da parte del presidente del Senato, Pietro Grasso, dei nomi delle vittime di Capaci e via D'Amelio.

Migliaia i cittadini davanti l' albero Falcone, il ficus magnolia 'adottato' dalla coscienza collettiva, che si trova davanti al palazzo dove il giudice abitava insieme alla moglie. In via Notarbartolo migliaia di studenti arrivati in città con la nave della legalità, che hanno partecipato ai villaggi della legalità e ai due cortei, partiti dall'aula bunker e da via D'Amelio. Centinaia anche le persone che hanno seguito la manifestazione dai balconi.

Sul palco la sorella del magistrato ucciso, Maria Falcone, il magistrato Leonardo Guarnotta, il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone, il procuratore generale Roberto Scarpinato, il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall'Orto.

Nel pomeriggio un corteo era partito dall'aula bunker dell'Ucciardone di Palermo  ha visto in prima fila gli studenti contro la mafia e l'illegalità. Con bandiere, palloncini tricolori e striscioni i ragazzi che "nel 1992 non c'eravamo, ma oggi ci siamo e ci saremo" in marcia per le vie della città fino all'albero Falcone. Ad aprire il corteo lo striscione simbolo dell'iniziativa "Palermo chiama Italia... la scuola risponde #23 maggio", promossa dal Miur e dalla Fondazione Falcone.

Un altro corteo è partito da Via d'Amelio fino all'albero Falcone. Hanno fatto sosta prima davanti alla lapide del commissario Boris Giuliano, poi davanti a quella dell'imprenditore antiracket Libero Grassi e infine a quella dedicata a Rocco Chinnici i tantissimi giovani che stanno sfilando da via D'Amelio in corteo per il 25/mo anniversario della strage di Capaci. Lunghi applausi anche dai residenti e dai negozianti accorsi in strada, come dalle persone affacciate ai balconi che al passaggio del corteo espongono lenzuoli bianchi.

Dagli uffici, lungo le strade incrociate durante il percorso, c'è chi sceglie di aderire alla manifestazione agitando semplici fogli di carta bianca. "23 maggio lezione di vita e di coraggio", urlano in coro, scandendo i nomi delle vittime della strage di Capaci. Poi l'incontro, in un unico fiume colorato di gente, con l'altro corteo in via Notarbartolo, per il momento conclusivo e simbolico davanti all'Albero Falcone.

MATTARELLA: LE IDEE DI FALCONE ORA SULLE VOSTRE GAMBE

Lenzuoli bianchi esposti dalle finestre e dai balconi per dire no alla mafia. E' la risposta dei cittadini di Palermo al passaggio del corteo di studenti, insegnanti e gruppi, tra cui gli scout, che partecipano alla manifestazione #PalermoChiamaItalia in occasione del 25/mo anniversario delle stragi di Capaci e via D'Amelio.

"Scendi giù, scendi giù,manifesta pure tu" è lo slogan che gridano i ragazzi partiti dall'aula bunker dell'Ucciardone a chi si affaccia. E ancora "Palermo è nostra e non di cosa nostra"; "lezione di vita lezione di coraggio, questo per noi il 23 maggio". Al corteo partecipa in prima fila, dietro lo striscione, anche Maria Falcone, sorella del giudice.

UNA GIORNATA IN RICORDO DELLA STRAGE

Una generazione intera di ragazzi, nati dopo le bombe di Capaci e via D'Amelio, era insieme per celebrare una storia che non hanno mai vissuto. Di Falcone e Borsellino hanno studiato a scuola, hanno letto sui libri. Eppure, quest'anno, come ogni anno, sono tutti insieme, colorati, allegri, consapevoli, capaci di rendere un giorno del dolore la festa della gioia. L'aula bunker del carcere Ucciardone che segnò il luogo del riscatto dello Stato dopo anni di buio, lì dove venne tenuto il primo maxistorico processo a Cosa nostra è loro: 1000 sono arrivati a Palermo con la nave della Legalità; gli altri, centinaia, vengono dalle scuole della città. Nel giorno dell'anniversario dell'attentato cantano, colorano, guardano curiosi, ascoltano la storia di Falcone, delle sue idee rivoluzionarie sulla lotta alla mafia, l'eredità lasciata ai colleghi, la sua capacità di vedere lontano.

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