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Palermo, agguato mafioso alla Zisa: ucciso il boss Giuseppe Dainotti

PALERMO. Omicidio di mafia questa mattina a Palermo nel quartiere Zisa. Il boss Giuseppe Dainotti, 67 anni, è stato freddato in via D'Ossuna con colpi di arma da fuoco. Sul posto diverse volanti della polizia, la Scientifica e i reparti cinofili.

L'uomo sarebbe stato affiancato da due killer, forse in moto, che gli avrebbero sparato in testa. La vittima era in bici. A chiamare la polizia sono stati alcuni residenti della zona che hanno sentito i colpi di arma da fuoco.

Il boss è stato assassinato a colpi di pistola a 30 metri da uno dei due ingressi dell'istituto Sant'Anna che ospita la scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado. L'istituto è gestito dalle suore.

Imputato al maxiprocesso, una sfilza lunghissima di condanne per mafia, omicidio, favoreggiamento, rapina, droga, Dainotti era uno dei fedelissimi del capomafia Salvatore Cancemi, poi passato tra i ranghi dei collaboratori di giustizia.

Le modalità dell'agguato rendono praticamente certa la matrice mafiosa del delitto. Il primo omicidio di Cosa nostra dopo tre anni di pace tra le cosche. L'ultimo padrino a essere ucciso è stato proprio Giuseppe Di Giacomo, che secondo i piani del fratello, avrebbe dovuto assassinare Dainotti.

Dainotti, venne scarcerato, nonostante la condanna all'ergastolo, grazie a una sentenza della Corte Costituzionale che bocciò il cosiddetto "ergastolo retroattivo", giudicando illegittima una norma che, in determinati casi, consentiva retroattivamente l'applicazione del carcere a vita anziché quella della pena più favorevole dei 30 anni. La Cassazione, in forza del verdetto, dovette commutare in 30 anni diverse condanne all'ergastolo, tra cui quella di Dainotti. Che nel 2014 fu liberato per espiazione della pena. Il verdetto della Consulta seguiva la cosiddetta legge Carotti che, entrata in vigore nel gennaio 2000.

     

 

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