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Portella della Ginestra, la strage
negli occhi dell'ultimo sopravvissuto
Gli eventi per il 70° anniversario

Serafino Petta, l'ultimo sopravvissuto della strage di Portella della Ginestra

PALERMO. "Ci eravamo dati appuntamento per festeggiare il Primo maggio ma anche l'avanzata della sinistra all'ultima tornata elettorale e per manifestare contro il latifondismo. Non era neanche arrivato l'oratore quando sentimmo degli spari", racconta settant'anni dopo ancora commosso Serafino Petta, l'ultimo sopravvissuto alla strage dei contadini di Portella della Ginestra, che fece 12 morti e 27 feriti.

"Avevo 16 anni, pensavo che fossero i petardi della festa, ma alla seconda raffica ho capito - continua -. Ho cominciato a cercare mio padre, non l'ho trovato. Quello che ho visto sono i corpi distesi per terra. I primi due erano di donne: la prima morta, sua figlia incinta ferita. Questa scena ce l'ho ancora oggi negli occhi, non la posso dimenticare".

"A sparare fu la banda di Salvatore Giuliano, i mandanti non si conoscono ancora ma ad armare la sua mano furono la mafia, i politici e i grandi feudatari - spiega Petta -. Volevano farci abbassare la testa perché lottavamo contro un sistema in cui poche persone possedevano migliaia di ettari di terra e vi facevano pascolare le pecore, mentre i contadini facevano la fame".

"Un mese dopo successe però una cosa importante - dice con orgoglio - Tornammo qua a commemorare i morti senza paura, "Non ci fermerete", gridavamo tutti e non ci hanno fermati. Abbiamo cominciato la lotta per la riforma agraria e nel '52 abbiamo ottenuto 150 assegnatari di piccoli lotti. Ma neanche loro si sono fermati, e a giugno bruciarono sedi di Cgil e partito comunista, poi nel mirino finirono anche i sindacalisti".

Settant'anni dopo la memoria è ancora viva. 'Quei morti vanno ricordati ancora, perché la mafia è sempre forte. Prima era nelle campagne, ore è nei palazzi".

Quest’anno, nel 70° anniversario dell’eccidio, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, hanno scelto il pianoro di Portella come location simbolica per celebrare il Primo Maggio «nazionale».

Il tema sarà «Lavoro: le nostre radici, il nostro futuro». E l’organizzazione si è data una tabella di marcia: alle ore 8 è previsto il ritrovo dei partecipanti davanti la Casa del popolo di Piana degli Albanesi e alle 8 e 30 ci sarà la deposizione di una corona di fiori al cimitero, dove si trova la cappella che accoglie «i martiri di Portella».

Alle 9.30 partirà il corteo, che sfilerà per le strade della cittadina arbëreshe per arrivare davanti alla Casa del partigiano. Da qui partiranno i bus navetta in direzione di Portella della Ginestra. Attorno al «Sasso di Barbato» interverranno delegate e delegati sindacali e dalle 12.10 quelli dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, che saranno trasmessi in diretta nazionale su Rai 3 e su Radioarticolo1. La chiusura della manifestazione è prevista per le 13.15.

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