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Clan di Bagheria, 6 condanne. Da rifare processo a ex sindaco di Alimena

PALERMO. Una struttura piramidale con al vertice vecchi capimafia, le affiliazioni rituali necessarie a formalizzare l'ingresso dei nuovi uomini d'onore nel clan e business consolidati come le estorsioni e la droga.

La mafia di sempre con la capacità, però, di riorganizzarsi rapidamente per non mollare il controllo del territorio. E' una Cosa nostra che perpetua le tradizioni, ma è in grado di adeguarsi ai tempi quella che emerge dall'inchiesta Argo che ha portato oggi a sei condanne a presunti gregari del clan di Bagheria accusati a vario titolo di mafia, estorsioni, lesioni.

Sono stati condannati dalla seconda sezione del tribunale di Palermo Carmelo Bartolone a 13 anni, Pietro Centineo a un anno (assistito dall'avvocato Alessandro Martorana), a 10 anni Pietro Granà, a 4 anni Settimo Montesanto, a 5 anni Giacinto Tutino, a 7 anni Maurizio Lesto.

Non è stato giudicato per nullità del decreto che dispone il giudizio Giuseppe Scrivano sindaco di Alimena, candidato alle regionali nella lista Musumeci e alle politiche con la Lega Nord. Avrebbe pagato 3000 euro in cambio della promessa di voti per le regionali.
Risarcimenti per le parti civili: i Comuni di Alimena, Bagheria , Altavilla, Villagrazia, Ficarazzi e Casteldaccia assistiti dall'avvocato Ettore Barcellona; il centro Pio La Torre, assistito dall'avvocato Francesco Cutraro; Addiopizzo, Confindustria e Confcommercio.

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