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"Sono stanco di fare il mafioso, voglio cambiare vita". Si pente Vitale, boss di Resuttana

Giovanni Vitale, detto "Il Panda"

PALERMO. «Mi sono stancato di fare il mafioso, voglio cambiare vita», comincia così la lunga confessione di Giovanni Vitale, detto il Panda, mafioso del clan Resuttana, a Palermo, arrestato il 24 gennaio dopo due mesi di latitanza.

Vitale ha cominciato a collaborare facendo rivelazioni sul racket delle estorsioni. A interrogarlo le pm Annamaria Picozzi e Amelia Luise. I verbali con le sue dichiarazioni sono stati depositati oggi agli atti del processo denominato Apocalisse a carico di boss e gregari dei clan palermitani.

Vitale era stato condannato per mafia a 8 anni e 4 mesi nella tranche di Apocalisse celebrata in abbreviato. I carabinieri l'hanno trovato in un appartamento di Giardinello.

Giovanni Vitale è diventato  ufficialmente latitante  a dicembre scorso. Lo status è stato messo nero su bianco dalla Corte d'appello di Palermo.  Vitale si nascondeva da metà ottobre, quando i carabinieri sono andati a notificargli il ripristino di una misura cautelare decisa dalla Cassazione e non lo hanno trovato in casa.

Vitale era un nome famoso a Resuttana. Quando si decise di esautorare l'allora reggente Giuseppe Fricano, Vitale, che ne era stato il braccio operativo, sarebbe stato lasciato al suo posto. Vitale in carcere c'è finito quattro vote ma è stato sempre scarcerato.

E doveva tornarci nell'ambito della vicenda per la quale ha rimediato una condanna in secondo grado a quattro anni. Avrebbe tentato di imporre il pizzo ai titolari di due discoteche. Ma non sarebbe stata la condanna a spaventarlo, ma piuttosto dovere stare senza la sua compagna. A tradirlo sarebbe stato l’amore.

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