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Stato-mafia, Riina ci ripensa e non risponde ai giudici

PALERMO. A sorpresa il boss Totò Riina , imputato al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, ha revocato il consenso a farsi interrogare dal pm anticipato, alla scorsa udienza, informalmente attraverso il suo legale, l'avvocato Giovanni Anania.

"Sto male, ho un problema", ha detto Riina in video collegamento dal carcere di Parma. Un dietrofront, il suo, dopo l'inconsueta volontà di sottoporsi a interrogatorio comunicata al difensore.

La decisione di Totò Riina di acconsentire all'interrogatorio dei pubblici ministeri aveva destato clamore in quanto sarebbe stata la prima volta per il capo di Cosa nostra. Riina, infatti, non si è mai sottoposto ad interrogatorio e, dal suo arresto, a gennaio del '93, ha fatto solo dichiarazioni spontanee.

Un suo eventuale sì avrebbe, invece, comportato per la procura la possibilità di fargli un ampio numero di domande. "Questo è un processo vuoto, non c'è motivo per cui il mio cliente dovrebbe rifiutarsi di rispondere", aveva detto il legale dopo avere parlato al telefono col boss e averne raccolto la volontà. Una volontà improvvisamente venuta meno e giustificata dal capomafia con le sue precarie condizioni di salute in cui, però, versa ormai da molto tempo.

Al momento nessuno degli imputati del processo sulla trattativa ha acconsentito a rispondere in aula ai pm tranne Massimo Ciancimino e il pentito Giovanni Brusca. In passato più volte ha fatto dichiarazioni spontanee il generale Mario Mori e domani, sempre per dichiarazioni spontanee, sarà la volta dell'ex ministro DC Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza.

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