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Sentenza depositata in ritardo, rischio scarcerazione per 14 uomini d'onore

PALERMO. "I giudici della corte d'appello che dovranno trattare il caso valuteranno i provvedimenti da prendere in base alla legge". Così Matteo Frasca, presidente facente funzioni della corte d'appello di Palermo, interviene sul caso scoppiato dopo che il tribunale del Riesame ha bocciato il congelamento dei termini di custodia cautelare per 14 mafiosi palermitani, tra cui un ergastolano, disposto dal gup Sergio Ziino.

Ziino aveva depositato la sentenza di primo grado in grosso ritardo ed era stato costretto a sospendere la decorrenza della custodia cautelare per evitare la scarcerazione. Ma, come scrive il Giornale di Sicilia oggi in edicola, il provvedimento di sospensione di un termine scaduto è stato ritenuto abnorme dal Riesame.

Difficilmente, anche se la Procura annuncia che ricorrerà in Cassazione contro la decisione dei colleghi del tribunale della Libertà, la liberazione dei mafiosi dei clan di Bagheria, Ficarazzi e Altavilla potrà essere evitata. La prima udienza di appello, durante la quale il termine di custodia potrebbe essere sospeso legittimamente, non potrà tenersi prima di marzo. Tra l'avviso di fissazione del processo e la trattazione infatti gli avvocati devono avere 20 giorni e gli avvisi sono stati fatti notificati dal 5 febbraio.

Ma 14 dei 25 imputati, tranne soluzioni diverse, dovrebbero lasciare la cella tra pochi giorni. A rischio di scarcerazione tra gli altri Michele Modica e Emanuele Cecala, il primo ergastolano, il secondo condannato a 30 anni per l'omicidio di Antonio Canu, ucciso a Caccamo il 28 gennaio 2005.

Il processo nasce dall'operazione antimafia denominata "Reset" che a giugno del 2014 scorso portò in carcere 31 persone tra boss e gregari della mafia palermitana. Il procedimento in abbreviato si concluse con pesanti condanne per 25 imputati - altri scelsero l'ordinario -. La sentenza fu emessa dal gup a notte fonda, il 20 novembre 2015: un'ora dopo sarebbero scaduti i termini di custodia cautelare. Una corsa contro il tempo che stavolta forse non potrà essere replicata.

Intanto, il ministero della Giustizia ha disposto tramite l'Ispettorato accertamenti preliminari sulla vicenda.

 

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