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Clan di Porta nuova, Villabate e Bagheria: chieste condanne per 39 imputati - Nomi e foto

PALERMO. Pizzo, spaccio di cocaina, ma anche controllo del mercato dei frutti di mare. C'era anche questo nell'operazione Panta Rei che portò al fermo di 38 persone a dicembre 2015, motli sarebbero gli appartenenti al clan di Porta Nuova, Villabate e Bagheria. E ci sarebbe stata una donna al vertice: Teresa Marino moglie di Tommaso Lo Presti, aveva ricevuto il delicatissimo compito di aiutare economicamente le famiglie dei carcerati.

Nel blitz finirono in carcere anche Domenico e Giuseppe Tantillo del Borgo Vecchio. Il secondo da qualche tempo collabora con i pm. Questa mattina i pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli hanno chiesto le condanne per i 39 imputati che hanno scelto l’abbreviato. Il processo si svolge davanti al gup Nicola Aiello.

La pena più alta – 18 anni - è stata chiesta per Paolo Calcagno, un volto poco noto ma considerato il reggente del mandamento, e finora mai indagato per mafia. Per Teresa Marino sono stati chiesti 15 anni. Queste le altre richieste: Alessandro Bronte 15 anni, Pietro Catalano 11 anni, Tommaso Catalano 11 anni, Carmelo D'Amico 15 anni, Salvatore David 12 anni, Francesco Paolo Desio 12 anni, Giuseppe Di Cara 10 anni, Giuseppe Di Giovanni 10 anni, Pasquale Di Salvo 4 anni e 8 mesi, Rosario Fricano assoluzione, Nunzio La Torre 9 anni, Francesco Paolo Lo Iacono 10 anni, Rocco Marsalone 15 anni, Andrea Militello 2 anni e 6 mesi, Salvatore Mulè 12 anni, Giampiero Pitarresi 16 anni, Massimiliano Restivo 9 anni, Giuseppe Ruggeri 15 anni, Antonino Salerno 7 anni, Lodovico Scurato 12 anni, Domenico Tantillo 16 anni, Giuseppe Tantillo 5 anni, Gaetano Tinnirello 12 anni, Antonino Virruso 12 anni, Antonino Abbate8 anni, Salvatore Ingrassia  10 anni, Bartolomeo Militello 15 anni, Vincenzo Vullo 8 anni, Salvatore D’Asta 3 anni, Giuseppe Minardi 7 anni, Mario Sciortino 7 anni, Francesco Terranova 9 anni, Maria Rosa Butera 2 anni, Gaspare Parisi 8 anni, Massimo Monti 2 anni, Angelo Mendola 8 anni.

Dalle indagini dei pubblici ministeri emerge, ancora una volta, che il mandamento di Porta Nuova è il più influente della città, indipendentemente da chi lo governi. Nel blitz finirono i cella i capimafia delle tre famiglie che ne fanno parte: Porta Nuova, Palermo centro e Borgo Vecchio. Così come in cella sono finiti pure i boss di Bagheria e Villabate, pronti a raccogliere le macerie di un mandamento fiaccato dalle operazioni. Sul fronte pizzo, sono una trentina le estorsioni - tentate e consumate - contestate agli indagati. Solo quattro commercianti hanno denunciato spontaneamente di essere rimasti vittima del racket. Tutti gli altri lo hanno fatto solo dopo essere stati messi con le spalle al muro dall'evidenza delle indagini. Quando ormai per loro si profilava l'incriminazione per favoreggiamento aggravato hanno scelto di stare dalla parte dei carabinieri.

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