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Condanne per oltre un secolo ai boss dello Zen - Nomi e foto

PALERMO. Dalla sua mega-villa abusiva, protetta da un alto muro di cinta, a poca distanza dalle case popolari dello Zen 2, avrebbe gestito un grande giro di hashish e cocaina, nonchè gli affari della famiglia mafiosa del quartiere alla periferia di Palermo. Lui è il boss Guido Spina che, insieme a Vincenzo Cosenza, è al centro dell'indagine che ha portato alla condanna in secondo grado del gruppo criminale ritenuto vicino a Cosa nostra.

Parliamo di condanne per oltre un secolo inflitte in appello a 12 imputati che - come scrive Riccardo Arena sul Giornale di Sicilia in edicola oggi -  sono accusati di reati che vanno dall'associazione mafiosa all'associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e alle estorsioni. Sono cinque gli sconti di pena e sette le conferme della decisione pronunciata col rito abbreviato dal Gup Roberto Riggio, il 16 gennaio scorso.

Rispetto al primo grado i due boss, Spina e Cosenza, ottengono una riduzione di un paio di mesi a testa sui venti anni a testa. Scende a due anni (dai 3 anni e 4 mesi) la pena inflitta ai pentiti Sebastiano Arnone e Salvatore Giordano, genero e suocero. Condannato a 9 anni e 4 mesi Pietro Vitale, per il quale è stato applicato il meccanismo della continuazione con una sentenza per fatti analoghi, emessa il 6 settembre 2012.

Condannate a 9 anni a testa anche le mogli sia di Spina (Alba Li Calsi), che di Cosenza (Maria Valenti), mentre Angela e Antonio Spina, figli di Guido, hanno avuto otto anni ciascuno. A 10 anni è stato condannato Francesco Firenze, a 8 Nicolò Cusimano, a 4 Paolo Meli.

I cinque imputati assolti sono: Isidoro Cracolici e Nunzio Lombardo (ai quali il Gup aveva dato due anni a testa), Antonino Di Maio (aveva avuto 2 anni e 8 mesi), Giuseppe Leto (aveva rimediato un anno e otto mesi), Giovanni Battista Di Giovanni (un anno), ieri scagionati dal collegio presieduto da Gianfranco Garofalo, a latere Gabriella Di Marco e Massimo Corleo.

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