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Naufragio di 200 migranti, chiesti tre ergastoli

PALERMO. La Procura di Palermo ha chiesto la condanna all'ergastolo di Ali Rouibah, Imad Busadia, algerini, e del libico Abdullah Assnusi accusati dell'omicidio di 200 migranti e di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'imbarcazione che guidavano si rovesciò, inabissandosi, nel Canale di Sicilia, nell'agosto del 2015. Tra le vittime anche sette bambini.

Una ventina di corpi vennero recuperati subito, altri mesi fa in un'operazione della Marina coordinata dalla Procura. Il processo è stato istruito dai pm Claudio Camilleri e Renza Cescon. L'indagine coordinata dall'aggiunto Maurizio Scalia.

All'arrivo a Palermo dei superstiti, decine di testimoni indicarono agli inquirenti i 5 scafisti. Due, Suud Mujassabi e Shauki Esshaush, sono sotto processo in ordinario davanti alla corte d'assise. I tre per cui è stato chiesto l'ergastolo hanno scelto l'abbreviato.

Sul barcone affondato c'erano 600 persone ammassate l'una sull'altra. Solo a chi pagava un supplemento veniva dato il giubbotto salvagente. Gli scafisti, secondo i racconti, avrebbero picchiato e maltrattato i migranti. Per la Procura, stipando fino all'inverosimile gli extracomunitari sull'imbarcazione e impedendo a chi era sotto coperta di salire su, furono responsabili del loro decesso per asfissia.

Tesi accolta anche dalla Cassazione che annullò l'ordinanza con cui il gip di Palermo, Giuliano Castiglia, aveva scarcerato i 5 per l'accusa di omicidio, lasciando la misura solo per il favoreggiamento. Secondo il giudice, infatti, il nesso tra la morte e la condotta degli indagati non sarebbe stato accertato.

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