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Omicidi di mafia in provincia di Palermo, trovati i responsabili dopo 17 anni. I retroscena svelati da un pentito

L'auto bruciata con all'interno il cadavere di Francesco Giambanco

CARINI. Tre omicidi tra il 1999 e il 2000 a Carini: di questo sono accusati quattro presunti appartenenti, in qualità di capi e gregari, della famiglia mafiosa di Carini per i quali è stato emesso un provvedimento di fermo indiziato di delitto eseguito oggi dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo ed emesso dalla Procura distrettuale di Palermo (diretta da Francesco Lo Voi, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dei sostituti procuratori Annamaria Picozzi, Amelia Luise e Roberto Tartaglia).

Il provvedimento è stato emesso nei confronti di Ferdinando Gallina, 39 anni, ricercato; Giovan Battista Pipitone, 67 anni, Salvatore Cataldo, 67 anni, (tutti e tre nati a Carini) e Antonino Di Maggio, 62 anni (nato a Torretta).

Sono ritenuti responsabili degli omicidi di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto, uccisi a Carini con il metodo della lupara bianca il 26 aprile del 1999, e di Francesco Giambanco, ucciso a Carini il 16 dicembre 2000.

Le indagini hanno subito una svolta grazie alle recenti dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Antonino Pipitone, considerato uomo d’onore della famiglia mafiosa di Carini, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe D'Angelo. Importanti anche le dichiarazioni del 2008 del pentito Gaspare Pulizzi. Le dichiarazioni e i conseguenti riscontri eseguiti dai militari dell’Arma hanno consentito di ricostruire i delitti e determinare i ruoli ricoperti da ciascuno dei destinatari del provvedimento restrittivo.

Secondo le ricostruzioni Giovan Battista Pipitone, Antonino Di Maggio e Salvatore Cataldo, insieme con Gaspare Pulizzi e Vincenzo Pipitone (detenuto), attirarono all’interno di un’abitazione Failla e Mazzamuto considerati responsabili di un incendio. Failla venne ucciso a colpi di accetta, Mazzamuto con un colpo d’arma da fuoco. I cadaveri non sono stati mai ritrovati.

Nel 2000 Ferdinando Gallina, detto Freddy, con Antonino Pipitone, Gaspare Pulizzi e Giovanni Cataldo (oggi deceduto), provocarono la morte di Francesco Giambanco dopo averlo colpito ripetutamente in testa a bastonate. Poi occultarono il cadavere nel bagagliaio di un autoveicolo che venne dato alle fiamme. L’ordine di uccidere Giambanco proveniva dal capo della famiglia mafiosa di Carini, Giovan Battista Pipitone, e dal fratello Vincenzo, che ritenevano Giambanco responsabile della scomparsa di Federico Davì e di alcuni incendi verificatisi nel territorio carinese.

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