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Bimbo disabile asso di basket: ma costretto ad allenarsi coi grandi

PALERMO. Sin da quando ha visto i suoi compagni di classe giocare in campo, Nicola si è subito innamorato del basket. Ma come molti altri bimbi con disabilità, per allenarsi ha bisogno di qualche accortezza in più. È così che i genitori, dopo mesi di ricerca, lo iscrivono all'associazione sportiva «I ragazzi di Panormus», una squadra di pallacanestro in carrozzina.

Che abbia la stoffa del campione, lo dimostra in poco tempo, arrivando ad essere premiato a Villa Niscemi come l'atleta più giovane d'Italia di basket paralimpico. Da bravo atleta, Nicola Arrisicato, 10 anni, vuole gareggiare, ma ad oggi è costretto ad allenarsi con gli adulti. È partita così sui social una catena di solidarietà per formare in città la prima squadra di pallacanestro in carrozzina per i più piccoli.
Nicola, coccolato e apprezzato da tutti, è diventato sin da subito la «mascotte» dei Ragazzi di Panormus. Tre volte a settimana, si allena al PalaMangano - struttura messa a disposizione gratuitamente all'associazione sportiva dal Comune -, assieme agli altri atleti, che però sono di molto più grandi di lui. «Vorrei avere altri amici della mia età con cui allenarmi», dice Nicola Arrisicato in un video postato su Facebook dal suo pediatra, che ha preso a cuore la passione sportiva del ragazzino.
Anche mamma e papà da mesi cercano di sensibilizzare i genitori di altri bambini disabili, ma con risultati piuttosto scarsi. «Bisogna fare ancora tanto per convincere le famiglie che lo sport è fondamentale per i nostri figli, in particolare le discipline di squadra come il basket», spiega la madre, Luisa Fabra. «Integrazione, socializzazione, autonomia, sviluppo dell' auto stima e, non ultimo, divertimento. Sono elementi preziosi che caratterizzano uno sport di squadra», aggiunge la signora Fabra.

Crescere un figlio disabile non è certo facile. Affetto da spina bifida, Nicola dalla nascita ha una disabilità motoria agli arti inferiori. Per i genitori, ogni singolo giorno è scandito in base alle sue esigenze: dai frequenti viaggi fuori regione per sottoporlo ai controlli periodici all' organizzazione del lavoro per assicurargli un' assistenza continua. «Io lavoro mattina e pomeriggio, mentre mio marito, la cui professione lo permette, fa solo turni di notte - racconta Luisa Fabra -. Ho pure pensato di lasciare il lavoro, ma per garantire tutte le cure necessarie per la sua patologia, dobbiamo viaggiare spesso, a costi non indifferenti».

Ma da genitori i sacrifici si fanno «in modo naturale, per amore di nostro figlio». Ciò che non si può accettare, invece, sono le difficoltà che troppo spesso si incontrano quando si cerca di dare ai propri figli una vita normale. «Anche fare una gita scolastica può essere problematico se dietro non c' è una buona organizzazione con scuola e insegnanti. Allo stesso modo, praticare sport, allenarsi a basket. Attività così semplici e di routine, ma che per chi convive con una disabilità non sono poi così scontate. Lo dimostra il fatto che mio figlio da un anno non rie sce a trovare altri coetanei con cui allenarsi e potere magari formare una squadra per partecipare ai campionati giovanili. Il suo sogno adesso è gareggiare così come i suoi compagni adulti».

A fianco di Nicola e dei suoi genitori, ci sono la Federazione italiana pallacanestro in carrozzina della Sicilia e tutti gli atleti della Asd «I Ragazzi di Panormus». «Come Federazione, stiamo cercando di creare una squadra di basket paralimpico per giovanissimi, bambini e adolescenti. La storia di Nicola dimostra che la città ne ha bisogno«, afferma Filippo Lo Bue, delegato regionale Fipic Sicilia. La Panormus è costituita per lo più da over 30, disabili a causa di infortuni sul lavoro o incidenti stradali. In serie B (lo scorso anno sono addirittura arrivati ai playoff per la promoziome in A) gli atleti si allenano gratuitamente grazie a un progetto voluto e sostenuto dall' Inail.
«Vogliamo dare continuità alla società e questo si fa puntando sui giovani - conclude Lo Bue -. A cominciare da Nicola che si è innamorato di questo sport. Noi di certo faremo il possibile per realizzare insieme questo suo e nostro sogno».

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