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M5S, tra le firme falsificate anche quella del marito di Lucia Borsellino

PALERMO. Ci sarebbe anche la firma di Fabio Trizzino, ingegnere, marito di Lucia Borsellino, figlia del giudice ucciso dalla mafia, tra le firme falsificate per la presentazione della lista del M5S per le comunali a Palermo del 2012.

Trizzino, chiamato dalla polizia mentre era a Roma per riconoscere la sua sottoscrizione, ha dichiarato di non aver firmato a sostegno di liste per le elezioni, ma ha ricordato di avere apposto una sottoscrizione a sostegno del referendum abrogativo della legge di privatizzazione dell'acqua. Sarebbe dunque un nuovo caso - anche un legale e un commercialista hanno raccontato la stessa cosa - che complica la vicenda delle firme false.

Inizialmente l'inchiesta, infatti, aveva ipotizzato che per sanare un errore erano state copiate centinaia di firme realmente apposte a sostegno della lista, ma secondo il racconto di alcuni testimoni ci sarebbero anche l'uso fraudolento di sottoscrizioni rilasciate in occasioni che nulla avevano a che fare con le elezioni.

"Ricordo che mi fermò Nuti (parlamentare nazionale che sarebbe tra gli indagati ndr) - racconta Trizzino - per chiedermi la firma. Escludo fosse per le elezioni, non l'avrei messa, ma si trattava di una causa in cui credevo, come quella dell'acqua". "Se si arriverà a un processo - aggiunge il genero di Paolo Borsellino - mi costituirò parte civile perchè l'usurpazione di una firma è una cosa gravissima".

L'indagine, che può contare su tre testimoni chiave e su centinaia di disconoscimenti, è a una svolta e in settimana dovrebbero cominciare gli interrogatori degli indagati che sarebbero una decina. Tra loro anche un cancelliere del tribunale e alcuni deputati nazionali dei Cinque Stelle.

Intanto, prosegue la sfilata dei testimoni convocati dai pm di Palermo. Oggi il procuratore aggiunto Dino Petralia ha ascoltato Fabio D'Anna, Giuseppe Marchese, e sentirà l'avvocato Alessandro Crociata. D'Anna ha raccontato che la sua firma sarebbe tra quelle copiate da alcuni attivisti per rimediare all'errore formale che gli avrebbe impedito di presentare la lista.

L'ex attivista, ora testimone, ha lasciato il movimento anni fa, estromesso dalla cordata facente capo all'attuale deputato nazionale Riccardo Nuti e sarebbe tra gli indagati per la vicenda delle firme false. Marchese, invece, avrebbe consegnato le e-mail, che nei giorni prima della presentazione delle liste, si sarebbero scambiati alcuni attivisti, poi eletti alle politiche, e dalle quali traspariva l'allarme derivato dal mancato raggiungimento delle firme necessarie alla presentazione delle liste.

L'avvocato Crociata, invece ha annunciato che rappresenterà, come parti civili, i cittadini le cui firme sarebbero state falsificate. Intanto in procura si tenta di capire quanti siano i personaggi coinvolti, in quanto, oltre agli autori del falso materiale, la legge punisce chi ha utilizzato le false sottoscrizioni essendo consapevole del fatto che non corrispondessero agli originali.

Torna sul caso anche  il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: "E' una vicenda che riguarda il 2012, le firme sono state raccolte per una lista che non ha mai eletto nessuno e in questi giorni si sta facendo sembrare che siano firme che riguardino l'elezione dei parlamentari del M5S, cosa non vera".

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