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Migranti sul campo, la favola del Partinicaudace "international"

Fonte Pixabay

PARTINICO. C'è Abdoulie, c'è Saidie, c'è chi viene dalla Nigeria e chi ancora dal Gambia. Hanno 16 anni, i più grandi 18 o al massimo 19 anni. Ognuno di loro porta con sé una storia diversa nel cuore, spesso molto triste.

Da oggi sono accomunati, non solo perché figli della disperazione, anche da una maglia. Tutti con la stessa divisa, quella del Partinicaudace, gloriosa squadra che a cavallo tra gli anni '80 e '90 ha anche lottato per approdare tra i professionisti.

Una società che da quest' anno ha deciso di voler far partire un progetto di integrazione: per questo ha fondato il Partinicaudace international, interamente formata da ragazzi ospiti dei centri di accoglienza di Partinico e dell' hinterland.

Sono tutti giovani ma con la testa sulle spalle. La loro giovinezza l' hanno bruciata in fretta, costretti a dovere fare a meno delle loro famiglie e a fuggire dal loro paese per non soccombere alle guerre civili e alle persecuzioni religiose: «Ho lasciato mia madre, mio padre e i miei fratelli in Senegal - racconta un altro di loro - e li penso ogni giorno. Giocare qui mi da l' opportunità di potermi anche svagare e di essere meno triste».

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