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Naufragio del 2015 nel canale di Sicilia, il Comune di Palermo parte civile

PALERMO. Il Comune di Palermo si è costituito parte civile nel processo a Shauki Esshaush e Suud Mujassabi, accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e omicidio volontario plurimo nell'ambito dell'inchiesta nata dopo il naufragio, il 5 agosto 2015, di un barcone carico di migranti, inabissatosi nel Canale di Sicilia. Oltre 200 i morti.

Trentadue le salme recuperate. Il dibattimento si è aperto questa mattina davanti alla corte d'assise di Palermo. A rappresentare l'accusa il pm Claudio Camilleri. In abbreviato, invece, vengono processati, per gli stessi reati, Ali Rouibah, Imad Busadia e Abdullah Assnusi.

Ventisei cadaveri vennero ripescati dopo la tragedia; sei, a giugno scorso, davanti alle coste libiche, in acque internazionali, dalla Marina Militare che, su delega della Procura di Palermo, ha organizzato le operazioni di recupero.

Dopo i fermi degli indagati il gip dispose la convalida dei provvedimenti per il solo favoreggiamento. Ma il tribunale del riesame, prima e poi la Cassazione, diedero ragione ai pm: l'avere stipato il barcone molto oltre la sua capienza e l'aver costretto i migranti a viaggiare in condizioni di insicurezza ne ha determinato la morte.

"Siamo partiti a bordo di una grande nave. Un'imbarcazione di colore azzurro e marrone. Non appena è cominciata la traversata abbiamo iniziato ad imbarcare acqua. Nonostante fossimo stretti uno sull'altro abbiamo cercato di buttare fuori l'acqua. Eravamo almeno cinquecento. Duecento nella stiva. Gli altri tra la poppa e la prua aggrappati a qualcosa per non finire in acqua", ha raccontato Hanna, una giovane somala di 22 anni sopravvissuta.

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