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Presunte firme false, riaperta l'inchiesta. Blog di Grillo: M5s parte lesa

ROMA. Beppe Grillo rompe il silenzio sul caso delle presunte firme false depositate quattro anni fa a sostegno della lista per le comunali di Palermo, sostenendo che "il M5s è parte lesa'.

Un caso scoppiato già all'epoca per le denunce di alcuni attivisti ma archiviato dalla Digos. Ora però la Procura ha riaperto quel fascicolo. Il clima è talmente arroventato da indurre il procuratore capo, Francesco Lo Voi a intervenire: "Sarebbe opportuno che la Procura venisse lasciata fuori dalle polemiche politiche", avverte. Anche perché assicura "svolgerà tutti gli accertamenti che la legge consente e impone", ma avverte "non è suo compito fornire 'assist' politici a questo o quel partito o 'via libera' a iniziative politiche"."A meno che - ammonisce il procuratore Lo Voi - non si voglia ancora una volta risolvere contese politiche sulla base delle iniziative giudiziarie".

Il caso è stato riaperto alla luce delle novità emerse a seguito di due servizi de 'Le Iene', venute in possesso, con una mail anonima, dei moduli con le firme originali di decine di attivisti, che contattati hanno disconosciuto invece quelle autografe apposte sugli elenchi ufficiali, resi pubblici dal segretario renziano del Pd a Palermo, Carmelo Miceli, dopo un accesso agli atti presso l'ufficio anagrafe.

"Confidiamo nell'attività della magistratura e offriremo tutto il nostro supporto affinché venga fatta chiarezza", scrive il blog di Grillo in un post. Evidenziando che "la prima cosa che è stata fatta non appena ricevuto notizia dei fatti e prima del servizio delle Iene è stata quella di mandare tutti i documenti ai carabinieri".

Era stato il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, nei giorni scorsi a rivolgersi ai carabinieri dopo aver ricevuto nella posta della sua segreteria una mail anonima. Senza minimizzare la vicenda, per il M5s comunque "siamo davanti a un dramma dell'ignoranza" perché come ricostruito "alle elezioni comunali sono state raccolte le firme di sostegno su alcuni moduli che riportavano un errore: il luogo di nascita di uno dei candidati".

"Così, anziché raccogliere nuovamente le firme, sono state ricopiate tutte le firme in un nuovo modulo, il che configurerebbe un reato grave anche se compiuto in modo stupido e per nessuna ragione", si legge nel blog di Grillo.

"Infatti - prosegue - il numero di firme necessarie sarebbe stato raggiunto comunque e non c'è stato alcun beneficio perché nessuno dei candidati è stato eletto in comune. Vogliamo vederci chiaro".

Quindi la reprimenda e l'appello: "Se qualcuno degli attivisti del M5s a Palermo sa qualcosa di più ce lo comunichi compilando il form (il cui link è presente nel post, ndr) e rivolgendosi alla procura". E "se sarà accertato che i colpevoli sono iscritti al MoVimento 5 Stelle saranno presi adeguati provvedimenti disciplinari".

Ma per il Pd non basta. Anzi: per Alessia Morani, David Ermini e Carmelo Miceli - che hanno convocato una conferenza stampa a Montecitorio - i 5 Stelle devono dare una risposta chiara alla vicenda, "insabbiata" - denunciano - anche dai loro parlamentari. Quelli del M5s, scandisce Morani, sono "atteggiamenti omertosi" e il partito è "un firmamento di bugie" che ha di fatto aggirato il "corso democratico di Palermo".

E ora, anche davanti alla 'sparizione' dei frontespizi delle liste con cui si chiedeva la candidatura di Nuti, "devono dire chi è stato". E mentre il Pd, per bocca del segretario provinciale, si prepara ad inoltrare una denuncia alla Magistratura, rimangono in standby le 'comunarie' per la scelta dei candidati per le comunali della prossima primavera.

Fonti del movimento spiegano che la procedura per la verifica delle 120 proposte di candidatura, al vaglio di un gruppo di lavoro di cui fa parte il deputato Riccardo Nuti, è sospesa perché il movimento è impegnato sul nuovo regolamento. Proprio sulla scelta delle "comunarie", il movimento si è spaccato. La maggioranza degli attivisti avrebbe preferito l'indicazione diretta dei candidati senza il passaggio dal web: su alcuni dei 120 nominativi inoltre è in atto un duro scontro tra gruppi di militanti.

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