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Retata a San Giuseppe, fibrillazioni nel clan - Nomi e foto

PALERMO. Avrebbe rubato i soldi dalle casse della "famiglia", mostrato poco interesse per le attività del clan disertando i summit, e intrecciato una love story con la moglie di un carcerato: comportamenti che la cosca riteneva gravi violazioni delle "regole" di Cosa nostra e che aveva deciso di punire.

Davanti al "tribunale" della mafia è finito Gian Battista Ciulla, "giudicato" in contumacia, perché nel frattempo aveva cambiato aria trasferendosi in Friuli. A raccontare l'ultimo capitolo delle fibrillazioni delle "famiglie" di Monreale e San Giuseppe Jato è un'indagine dei carabinieri che oggi ha portato all'arresto di 15 persone (ad alcuni la misura cautelare è stata notificata in carcere perché già detenuti).

Dall'inchiesta, coordinata dalla Dda di Palermo, è venuto fuori che dopo la fuga di Ciulla, a capo della cosca di Monreale, scappato per evitare la vendetta dei nemici, la successione al vertice sarebbe stata decisa in un summit organizzato a febbraio del 2015 tra i boss di Monreale e quelli di San Giuseppe Jato.

Francesco Balsano, nipote del capomafia, sarebbe stato designato per la sostituzione di Ciulla. Ma nel corso del vertice,a cui presero parte Girolamo Spina, Vincenzo Simonetti e Ignazio Bruno per il mandamento di San Giuseppe Jato, Salvatore Lupo e Francesco Balsano per quello Monreale, si decisero anche le sanzioni per i fedelissimi di Ciulla.

Come Benedetto Isidoro Buongusto al quale, a pochi giorni dalla riunione, fu fatta trovare davanti casa una testa di capretto con una pallottola conficcata e un biglietto con su scritto "da questo momento non uscire più di dentro perché non sei autorizzato a niente".

Non soddisfatti i mafiosi passarono dalle parole ai fatti e incaricarono Sergio Di Liberto, tra gli arrestati, uomo d'onore di San Giuseppe Jato, di dargli una lezione. Buongusto venne picchiato. "Si, tuto si è rotto! Le bacchettate nei piedi gli davo! I piedi gli ho rotto", raccontava Di Liberto non sapendo di essere intercettato. Poi fu la volta di Onofrio Buzzetta e Nicola Rinicella: le intimidazioni da loro subite vengono intercettate dai carabinieri.

"Ti è finita bene perché dall'altra parte mi avevano detto di spaccarti le gambe", dice Balsano a Rinicella. Ma Ciulla e i suoi alleati non avevano intenzione di stare a guardare. "Vedi che si vogliono organizzare", dice uno dei fedeli di Balsano al suo alleato Salvatore Lupo. Riferimento che gli inquirenti collegano alla disponibilità di armi di Ciulla e i suoi e a una imminente guerra tra i clan.

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