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Sbarco a Palermo, fermati 12 scafisti: scoperti grazie ai racconti dei migranti

PALERMO. I viaggi della speranza dalle coste nordafricane all’Europa durano giorni, sono costosi, umilianti, massacranti dal punto di vista fisico ma non soltanto. È il racconto dei migranti che vengono soccorsi nel Mediterraneo e trasferiti anche nei porti siciliani. Come i 650 arrivati ieri mattina a Palermo che, proprio attraverso i loro racconti, hanno permesso di individuare e fare arrestare dodici scafisti.

Tra i fermati da polizia e guardia di finanza anche due minorenni, tutti provenienti da diversi paesi dell’area sub sahariana, ritenuti gli “scafisti” di alcune imbarcazioni che avevano trasferito i migranti, in pieno Mediterraneo, al largo della Libia.

Tra le persone soccorse e trasferite dalla nave Dattilo della Guardia Costiera avevano tentato di confondersi anche i 12 presunti scafisti, che gli investigatori della Squadra Mobile, del Gico e della Stazione navale della Finanza hanno, invece, scovato.

Tutti farebbero parte di un’organizzazione criminale che tenta di far entrare clandestinamente stranieri senza permesso nel territorio italiano.

Poliziotti e finanzieri sono arrivati alla banda interrogando decine di migranti ed individuando numerosi testimoni. Così come avevano già fatto a bordo gli uomini della Guardia Costiera che, nelle prime fasi dei soccorsi in alto mare, durante il trasbordo dei migranti dai barconi su cui viaggiavano, avevano girato video e scattato fotografie messe a disposizione degli investigatori.

Le informazioni raccolte hanno permesso di ricostruire nel dettaglio le modalità del viaggio iniziato da Sabrata, sulle coste libiche, delineando uno spaccato, purtroppo non nuovo, di soprusi e privazioni, ancor prima di partire: alcuni dei migranti prima del viaggio sono stati tenuti rinchiusi in capannoni, con scarsissime razioni di cibo e acqua, sotto vigilanza armata e costretti a pagare circa 1000 dollari ciascuno per la traversata verso le coste italiane.

I migranti hanno raccontato poi le fasi dell’intero viaggio ed hanno indicato gli “scafisti”, chiarendone i ruoli: ciascun barcone ne conteneva 2, i quali si occupavano, rispettivamente, della conduzione dei precari natanti e delle coordinate della navigazione, attraverso una bussola di cui erano dotati; altro loro compito era quello di mantenere l’ordine a bordo, se il caso anche attraverso minacce e violenza.

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