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Si impicca detenuto per l'omicidio di Falsomiele, aperta indagine

Carlo Gregoli

PALERMO. Il Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria ha aperto un'indagine interna dopo il suicidio di Carlo Gregoli, il detenuto per duplice omicidio che ieri si è tolto la vita, impiccandosi, nel carcere Pagliarelli di Palermo. Secondo quanto si apprende, l'uomo mezzora prima di suicidarsi aveva avuto un colloquio col funzionario giuridico pedagogico incaricato di tenerlo in osservazione dopo una istanza di scarcerazione presentata dal suo legale.

Il difensore di Gregoli era tornato infatti a chiederne la scarcerazione sostenendo che la depressione di cui soffriva lo rendesse incompatibile con la detenzione. Una istanza analoga era già stata respinta dal gip sulla base di una perizia psichiatrica che, al contrario, aveva ritenuto che Gregoli potesse restare in cella. L'uomo, geometra in servizio al Comune, fu arrestato con la moglie, Adelle Velardo, il 5 marzo. Entrambi vennero accusati dell'omicidio di Giuseppe Vela e Vincenzo Bontà, freddati a Falsomiele, per strada, in pieno giorno. Contro i coniugi, insospettabili con una passione per le armi, le immagini di una videocamera, le dichiarazioni di un testimone oculare e il dna trovato su un bossolo. Sia Gregoli che la moglie, però, si sono sempre detti innocenti.

«In questi mesi in carcere non era stata registrata nessuna forma di disagio particolare. Gregoli mezzora prima di suicidarsi ha incontrato un educatore. Era stata la famiglia a chiederci questo tipo di osservazione visto che in passato aveva sofferto di depressione». Lo dice Francesca Vazzana, direttrice del carcere del Pagliarelli di Palermo dove ieri si è ucciso Carlo Gregoli, il detenuto accusato dell'omicidio di Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela avvenuto lo scorso 3 marzo a Falsomiele.

«L'indagine del Dap sulla morte di Gregoli è di prassi in questi casi. Per prassi, secondo le disposizioni vigenti, noi siamo tenuti a seguire i soggetti che in qualche modo rilevano un momentaneo disagio psicologo, sono visti quotidianamente dallo psichiatra, dallo psicologo e dal funzionario giuridico pedagogico che è un educatore. Anche il detenuto Gregoli era stato seguito».

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