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Cala il sipario sul “Sole Luna Doc Film Festival”: i vincitori - Foto

PALERMO. Cala il sipario sul concorso “Sole Luna Doc Film Festival”, un evento che da undici anni viene promosso dall'associazione Sole Luna – Un ponte tra le culture per “condividere l'umana ricchezza attraverso visioni e parole”.
Ideato da Lucia Gotti Venturato, presidente dell'associazione e sviluppato con la direzione scientifica di Gabriella D’Agostino, il festival ha visto in concorso quest'anno 34 documentari provenienti da ogni latitudine del mondo, suddivisi nelle sezioni Human Rights e Il viaggio.

“Si tratta – ha dichiarato Maurizio Porro, storica firma della critica cinematografica italiana, e già giurato del Festival dei Diritti Umani di Milano, per cui Sole Luna Festival nel maggio 2016 ha curato la sezione Documentari, dando così l'avvio a una partnership di sicuro valore - di una raccolta rara di testimonianze umane, private e politiche in andata e ritorno, su un doppio binario esistenziale. Attraverso le storie di persone anonime riempiamo le caselle vuote della Storia e il cinema ancora una volta si occupa di tramandare i problemi più sentiti dalla gente, magari anche delle donne mentre si lavano i capelli o di due ragazze che per sfida si baciano in pubblico: i grandi tempi della società, i diritti civili sessuali e la tragedia dei cammini della speranza, sono in testa a una pattuglia di cineasti per cui il cinema è ancora e sempre e soprattutto un algoritmo morale”.

Ecco, dunque, il verdetto della Giuria Internazionale.

Miglior Documentario dell'undicesima edizione del festival è il pakistano A Walnut Tree di Ammar Aziz. Sopra alcune foto di scena. Di questa opera, dove si racconta di un vecchio che mosso da nostalgia per la patria lontana torna con la mente alla famiglia, sfollata a causa dell'aspro conflitto tra pakistani e talebani, è stato particolarmente apprezzato “approccio filmico brillante” la capacità “di far entrare in perfetta sintonia con la storia dei personaggi, profughi di una delle zone più remote del mondo al confine tra il Pakistan e l’Afghanistan”.

Al premio si sono aggiunte anche quattro menzioni, conferite sempre dalla Giuria internazionale.

Migliore regia, assegnata al francese The Bride of the Nile, di Edouard Mills Affif, che puntando i riflettori sul dramma incommensurabile delle spose bambine con una storia dalla “sorprendente struttura romanzesca”, riesce a “riassumere perfettamente la rassegnazione dei membri della famiglia egiziana nell’abbandonare la loro felicità”.

Migliore fotografia a Tides (Maree) di Alessandro Negrini, il delicato e insolito autoritratto di un fiume in una città irlandese che ha vissuto la guerra religiosa sull'una e l'altra sponda, presentato in anteprima mondiale a Palermo, distintosi per “la capacità di descrivere un conflitto decennale quasi insanabile tra due fazioni in una città all’interno dell’Europa” e per “testo e fotografia straordinariamente poetici”.

Miglior montaggio all'israelo-canadese Vita Activa - The Spirit of Hannah Arendt, di Ada Ushpiz, “per la capacità di mescolare materiali d’archivio, interviste, e l’uso magistrale delle lettere tra Hannah Arendt e Heiddeger” e per aver ricordato che la “banalità del male è purtroppo sempre pronta a ripresentarsi”.

La menzione che completa la cinquina, quella per il documentario più innovativo, è stata conferita a #Myescape del tedesco Elke Sasse, dove i migranti narrano la propria fuga per mezzo di smartphone e social network. Di valore unico la produzione di questo documentario, ha conquistato giuria e pubblico per aver mostrato come i migranti possano diventare “protagonisti di un'autonarrazione” e mostrato “un’invisibile altrimenti impossibile”.

Il premio quale miglior film per il pubblico che ha assistito ai documentari in concorso è stato assegnato ad Accademia della Follia del francese Anush Hamzehian. Dario, Charlie, Donatella, Claudio, Pino e i loro compagni si preparano per lo spettacolo che andrà in scena allo Stabile di Trieste. Si rivendicano come matti. Il pensiero immenso e le azioni di Basaglia, che da Trieste fece partire la sua rivoluzione, dagli ’70 a oggi continuano ad esercitare il loro effetto.

Al ricco verdetto della giuria internazionale e a quello del pubblico, si somma quello della Giuria Speciale Internazionale, composta da studenti di ben tre istituti scolastici: il Liceo Scientifico Einstein e il Linguistico "Ninni Cassarà" di Palermo e il Copenhaghen abneGymnsium.

Nel ricordare che i lavori della Giuria Speciale si sono svolti grazie al sostegno di Poste Italiane, gli studenti hanno deciso di premiare come Miglior Film della sezione Diritti Umani il documentario En Tránsito dello spagnolo Oskar Tejedor dove si narra “la toccante storia di giovani madri dell’America latina costrette a separarsi dai loro figli pur di garantire loro un futuro migliore”.

La qualità dell'opera risiede nell' “aver mostrato la forza, il coraggio, la determinazione, lo spirito di sacrificio delle figure femminili, capaci di un amore che si spinge anche a scelte estreme” e “per aver dato all’emigrazione un volto profondamente umano, mettendone in evidenza le ragioni personali, le radici sociali, le conseguenze affettive che noi, cittadini dei paesi ricchi, non riusciamo neppure ad immaginare”. Inoltre, “per aver evidenziato come il diritto al lavoro, alla sicurezza sociale, alla tutela della famiglia, alla maternità, presenti negli articoli 23 e 25 della Dichiarazione Universale dei diritti, siano condizioni essenziali per lo sviluppo armonico e la felicità di tutti gli esseri umani”.

Una menzione speciale è stata inoltre conferita sempre dalla giuria degli studenti al documentario Vita Activa – The Spirit Of Hannah Arendt di Ada Ushpiz, “per la sobria, rigorosa ed accurata ricostruzione della biografia intellettuale di Hannah Arendt”, “per la forza delle immagini di archivio frutto di una lunga ed attenta ricerca”, “per la forza evocatrice delle immagini sulla Shoah, che ci ridesta dal torpore morale e ci segnala con forza la nostra corresponsabilità per le disumanità che accadono ogni giorno attorno a noi”, “per la capacità di farci riflettere sul problema del male politico e del male morale” e non da ultimo, “per la forza con cui ci ammonisce tutti a non accettare mai alcuna violazione del diritto alla vita, alla libertà, all’eguaglianza ed alla sicurezza della propria persona, articoli 1, 2, 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti, in quanto pilastri alla base di qualsiasi società che voglia qualificarsi come umana”.

Il Premio Sole Luna Un Ponte fra le culture è stato assegnato a #MyEscape del tedesco di Elke Sasse. La fuga di coloro che abbandonano Paesi africani e asiatici è cosa che siamo soliti farci raccontare da reporter e filmmaker. Con questo film, si infrange per la prima volta il limite: a narrarsi con un telefono cellulare, infatti, i rifugiati stessi. Bombe, macerie, interminabili maratone nella notte, attraverso i confini. Ma anche sogni e promesse. Il premio è consistito in una scultura raffigurante un sole e una luna, realizzata da Tobia Scarpa.

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