Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Il figlio del boss sulla presunta estorsione: facevo solo un favore a Miccoli

Miccoli con Mauro Lauricella

PALERMO. Non ci fu nessuna estorsione, era solo un favore a un amico, a un "fratello". Così Mauro Lauricella (figlio del boss della Kalsa, Antonino Lauricella detto lo 'Scintillone') chiama l'ex bomber del Palermo, Fabrizio Miccoli. "Non ho preso una lira, né ho minacciato nessuno", ha ripetuto fino alla nausea Lauricella deponendo oggi nel processo in cui è imputato assieme a Gioacchino Alioto.

Secondo l'accusa, Miccoli (la cui posizione è stata stralciata) avrebbe contattato Lauricella, con il quale abitualmente usciva, per risolvere una questione legata alle quote societarie di un fisioterapista  (Giorgio Gasperini) in un locale a Isola delle Femmine: il Paparazzi. Il fisioterapista aveva un credito nei confronti degli altri soci (tra cui Andrea Graffagnini) e non riusciva a riscuoterlo. "Sono stato sei anni a Palermo e sono andato tre volte in discoteca, sempre con Mauro. Avendo saputo che il fisioterapista aveva qualche problema con questi della discoteca - aveva spiegato Miccoli durante la scorsa udienza - mi è venuto spontaneo parlare con Mauro. Non sapevo di cosa si trattasse e mi sono poi disinteressato".

Secondo la Procura però l'estorsione ci fu e anche con metodi mafiosi. Il pm ha battuto in particolare sull'incontro che sarebbe avvenuto nel retrobottega di una trattoria alla Kalsa, dove Lauricella e altre persone avrebbero fatto capire ad Andrea Graffagnini che era meglio pagare. "C'erano alcuni soci della discoteca, quelli che dovevano dare i soldi a Gasperini - ha spiegato il figlio dello 'Scintillone' -. Si sono messi d'accordo tra di loro, io ero presente ma non sono intervenuto. Mi interessava avere questi soldi per fare il favore a Miccoli. Tutto qui. Non ho detto una parola". Alla Kalsa c'era anche lo zio di Mauro Lauricella, Salvatore. "Fa il portiere in uno stabile in piazza - ha detto l'imputato. Con questa vicenda non c'entra nulla. Si guadagna il pane onestamente, come me".

Dei ventimila euro che voleva indietro, Gasperini ne recuperò solo duemila. “Riuscii a convincere Graffagnini a dare almeno 12 euro - ha proseguito Lauricella -. Poi mi fu consegnato da Rubens D'Agostino, una persona molto più grande di me che aveva interessato lo stesso Graffagnini, un plico con degli assegni che diedi a Miccoli per consegnarli a Gasperini in occasione di Milan-Palermo". Ma tutti gli assegni, tranne uno, erano a vuoto. A Lauricella è stato anche contestato quel messaggio ricevuto da Miccoli: "Ok per 12 mila. 10 li diamo a lui, e due te li prendi tu". "Ho risposto che non volevo nulla - ha concluso - Ripeto che per me era solo un favore". Lauricella ha quindi ribadito di avere fatto solo il mediato e per risolvere bonariamente la questione.
Simona Licandro

Persone:

Caricamento commenti

Commenta la notizia