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Palermo, parola al campo dopo i veleni: Barbera pieno, la salvezza come uno scudetto

Per salvarsi basterà col Verona fare lo stesso risultato del Carpi, impegnato a Udine

PALERMO. La gioia di una settimana fa per aver rimesso il destino della salvezza nelle proprie mani è durata poche ore. C'è stato subito da pensare all'ultimo sforzo col Verona per mandare finalmente in archivio questo pazzo, "pazzissimo" campionato. Ma quella che sta per volgere al termine è stata soprattutto una settimana di veleni a colpi di botta e risposta tra presidenti su radio, giornali e tv e di esposti in procura al fine di tutelare gli ultimi novanta minuti di una corsa salvezza al cardiopalma.

L'attesa è finita, la parola, finalmente, passa al campo. Il Palermo di Ballardini vuole chiudere stasera contro il Verona la pratica. Per salvarsi basterà fare lo stesso risultato del Carpi, impegnato sul campo dell'Udinese. Carpi che con due sconfitte nelle ultime due giornate ha buttato tutto all'aria, rimettendo tutto nelle mani dei rosanero e ora la squadra di Castori spera in un miracolo e ha invocato con appelli di ogni genere alla sportività e alla correttezza del Verona già retrocesso affinché gli faccia un favore sul campo del Palermo.

Non creiamoci illusioni. È impossibile pensare che questo clima, nell'epoca dei social, di internet e del bombardamento di informazioni, non abbia influenzato anche i rosanero. La speranza, però, è che questa aria di sospetto attorno al Barbera possa accendere una rabbia positiva dentro i giocatori rosanero. Sì, perché vivere la partita, aspettando di sapere cosa fa il Carpi a Udine sarebbe un pericolo troppo grosso.

La migliore strada è quella di azzannare il Verona, stasera in campo senza l'amato-odiato ex Luca Toni, fin dai primi minuti e, possibilmente, mettere con un gol nei primi minuti la partita in discesa. Ballardini con ogni probabilità schiererà gli stessi undici di Firenze, ma il Palermo stavolta non potrà permettersi, dunque, la stessa gara attendista giocata al "Franchi". In quel caso aveva un senso, stasera no. Vincere sarebbe l'unico modo per non crearsi altri patemi d'animo.

Gli ingredienti per farlo ci sono tutti, del resto. Primo fra tutti un "Barbera" che torna a riempirsi come non succedeva da tempo. Anche questo sarà un fattore importante da utilizzare per mettere paura agli avversari fin dal riscaldamento. Non eravamo più abituati a vedere in settimana file davanti ai botteghini per accaparrarsi un biglietto. L'ultima partita del campionato, che spesso e volentieri diventa un noioso compito di cui sbarazzarsi il prima possibile per chiudere le valigie e andare in vacanza, quest'anno a Palermo è, invece, la partita dell'anno.

Il tifo palermitano lo ha capito e accorrerà in massa per sostenere la squadra. Per sostenere la maglia prima di tutto, ci mancherebbe. Ma, permetteteci, anche questi giocatori. Fa bene Zamparini a dire che la salvezza quest'anno avrebbe il sapore dell'impresa. E dopo tutto quello che è successo da settembre a oggi in casa rosanero, se salvezza dovesse essere, francamente il merito non sarebbe certo del presidente, ma in primo luogo dei giocatori.

I limiti tecnici li conosciamo ormai benissimo, ma sorge una domanda: quanti gruppi di calciatori in questa Serie A, dopo essere stati sballottati da un allenatore all'altro ogni cinque giornate in media, non avrebbero staccato la spina già a febbraio in un putiferio simile? Questa squadra, trascinata senza dubbio dal gruppo dei senatori (e Zamparini non potrà fare a meno di notare questa cosa), è rimasta aggrappata alla speranza sempre anche quando sembrava ormai spacciata. Insomma, salvarsi oggi, come sostiene qualcuno, sarebbe davvero come vincere uno scudetto.

Poi, arriverà il tempo delle riflessioni a bocce ferme con Zamparini che, malgrado le tantissime voci di cessione, dovrebbe ancora restare in sella alla società. Qualunque sia il verdetto, un altro anno così sarebbe impossibile anche solo pensarlo. Comunque, per tutto questo ci sarà un po' di tempo. Nel frattempo, l'obiettivo è svegliarsi anche domani in Serie A.

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