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Bar storici che chiudono a Palermo, i commercianti: il Comune apra un tavolo di crisi

PALERMO. Un tavolo di crisi territoriale per contrastare la chiusura dei negozi storici in città. È quanto chiedono gli esercenti al Comune di fronte alle difficoltà, sempre più preoccupanti, che attanagliano il commercio palermitano.

Dopo la notizia dei giorni scorsi sulla messa in liquidazione del famoso bar Alba, che ha annunciato l'avvio delle procedure di licenziamento per 50 lavoratori, proprio oggi è previsto l'incontro tra l'azienda e i sindacati. Ma il bar di piazza Don Bosco è solo l'ultimo di una lunga lista. Da Stancampiano di via Nortarbartolo al Roney, solo per citare alcuni casi, e poi ancora Mazzara, Ciro's. Locali e negozi che hanno contribuito a scrivere la storia della città e che oggi chiudono i battenti. E con loro scolorisce una pagina della vita sociale e culturale palermitana.

La Cidec, Confederazione italiana degli esercenti commercianti, scende in campo e chiede l'impegno attivo del Comune, chiedendo un tavolo di crisi territoriale e lo fa chiamando in causa direttamente il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore alle Attività produttive, Giovanna Marano, accusando l'amministrazione comunale di "una disattenzione  verso il commercio e le attività ad esso legate”, dice il presidente provinciale Salvatore Bivona.

“La Cidec – aggiunge Bivona, traendo spunto dalla vicenda del Bar Alba in liquidazione – da tempo sollecita il Comune di Palermo a supportare i negozi storici e di vicinato, la cui scomparsa sta conducendo alla progressiva desertificazione produttiva del tessuto urbano, complici l’avvento dei centri commerciali e i lavori, pur necessari, per la costruzione del tram”.

“Seppure non si possa certo attribuire ad un ente locale la responsabilità della crisi che ha investito tutti i settori produttivi nell’ultimo decennio – conclude Bivona – il Comune purtroppo è rimasto molto spesso sordo alle istanze delle associazioni di categoria e dei sindacati, e la chiusura di molte attività storiche ne è la prova lampante”.

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