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"Non c'è prova di rapporti tra Sbeglia e i Ponte": beni dissequestrati, tolti i sigilli a 3 alberghi

Stop al sequestro di Astoria, Garibaldi e Vecchio Borgo

PALERMO. Non c’è prova che Sbeglia avesse la reale gestione delle società della famiglia Ponte e che operasse “uti dominus”. Per questo la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo ha dissequestrato questa mattina i beni del gruppo Ponte che amministra tre alberghi in città: Astoria, Garibaldi e Vecchio Borgo, a cui erano stati apposti i sigilli per la presunta commistione della proprietà con la famiglia Sbeglia e in particolare con Marcello, sotto inchiesta per mafia.
Era stato lo stesso pubblico ministero, Calogero Ferrara, nelle scorse settimane a chiedere il dissequestro.
L'indagine era nata da rapporti poco chiari fra il gruppo Ponte e la famiglia Sbeglia, soprattutto riguardo alla gestione dell'hotel Garibaldi e all'acquisto da parte del Gruppo Ponte di un credito vantato da Sicilcassa nei confronti degli Sbeglia. L'operazione finanziaria venne ritenuta dagli investigatori poco credibile e finalizzata a trasferire liquidità dal gruppo Ponte agli Sbeglia. La questione è stata però smontata dal collegio difensivo rappresentato dagli avvocati Massimo Motisi, Vincenzo Lo Re, Sergio Monaco, Marcello Madonia, Santi Magazù. Gli avvocati hanno puntato anche sull'illegittimità originaria del provvedimento di sequestro emesso dopo la sospensione dall'amministrazione. “Tale provvedimento di sequestro non è stato emesso secundum legem – dicono gli avvocati - e l'articolo 34 dlgs 159/11 non contempla la possibilità di convertire la misura della sospensione con quella del sequestro”.
La vicenda era iniziata nel 2010 con il sequestro del patrimonio di Francesco Paolo Sbeglia, condannato poi per riciclaggio. L’amministratore giudiziario del suo patrimonio era Gaetano Cappellano Seminara, nominato dal giudice Silvana Saguto, allora presidente delle Misure cautelari. Adesso i due sono indagati per corruzione dalla Procura di Caltanissetta.

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