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Frase su Lucia Borsellino, chiesto il processo per i giornalisti de "L'Espresso"

PALERMO. La procura di Palermo ha chiesto  il rinvio a giudizio dei collaboratori del settimanale  «L'Espresso» Piero Messina e Maurizio Zoppi, autori  dell'articolo sull'intercettazione tra il governatore siciliano  Rosario Crocetta e il suo medico, Matteo Tutino. Nel colloquio i  due avrebbero parlato dell'allora assessore regionale alla  Salute, Lucia Borsellino. Il medico, accusato di falso, truffa e  peculato, secondo quanto ricostruito dai due giornalisti,  avrebbe detto a Crocetta: «Lucia Borsellino va fatta fuori come  il padre». Secondo l'accusa l'intercettazione con quelle parole  non esiste

L'esistenza dell'intercettazione è stata smentita più volte  dalla procura di Palermo e da altre procure dell'Isola. Messina  e Zoppi sono indagati per calunnia e pubblicazione di notizie  false. La procura, dopo il riascolto di  tutte le intercettazioni eseguite nel corso dell'inchiesta su  Tutino, e dopo aver sentito tutti i protagonisti della vicenda,  aveva chiesto il giudizio immediato, rigettato dal gip, a  dicembre, perchè - a dire del giudice - mancava l'evidenza della  prova, requisito imposto dalla legge per il rito alternativo.

Anzi, dal complesso del materiale probatorio - scriveva il  giudice - emerge che tra Messina e il capitano dei Nas Mansueto  Cosentino (la fonte della notizia indicata dai giornalisti a un  altro carabiniere, ndr) c'era un'amicizia e che spesso parlavano  dell'argomento «Tutino e Borsellino». «Certamente - aggiungeva  Scaduto - tra le tante conversazioni intercettate ve ne era  almeno una in cui qualcuno aveva affermato che era necessario  'fare fuorì l'assessore, sia pure in senso politico e/o con  esclusivo riferimento al ruolo ricoperto».

Ai pm i giornalisti hanno spiegato di aver appreso la notizia  da Cosentino, che a giugno 2014 avrebbe parlato loro della  conversazione in questione di cui avevano discusso già nelle  settimane precedenti. «Pochissimi secondi, in verità - dicono i  cronisti nella memoria difensiva presentata alla procura - di  ciò che sembrava essere un dialogo. Veniva percepito un contesto  che sembrava ricondurre proprio alla famosa intercettazione che  riguardava l'assessore Borsellino».

In quel momento, non avendo  altri riscontri, preferirono non scriverla. L'anno dopo, quando  sono diventate pubbliche le dimissioni dell'assessore Lucia  Borsellino, a luglio, i due giornalisti ricontattarono Cosentino  che avrebbe confermato il senso della frase consigliando però  loro di cercare ulteriori riscontri.     Ma la versione dei due collaboratori è stata smentita  seccamente da Cosentino che si è subito rivolto ai pm dopo i  tentativi di riscontrare la notizia di Zoppi e Messina, seguiti  alla smentita della Procura.

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