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Anno giudiziario, Orlando: perseguire chi ha offuscato il lavoro dei magistrati

"Quello dell'aggressione ai beni mafiosi è uno dei terreni che ha dato maggiori risultati nel contrasto a Cosa Nostra"

PALERMO.  "E' necessario perseguire le condotte che hanno offuscato il lavoro di tanti valenti magistrati". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, all'inaugurazione dell'Anno Giudiziario a Palermo. Il riferimento è all'indagine sulla gestione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo che ha visto coinvolta la ex presidente ed altri magistrati.

"Quello dell'aggressione ai beni mafiosi - ha aggiunto - è uno dei terreni che ha dato maggiori risultati nel contrasto a Cosa Nostra". Il ministro, anche richiamando la recente normativa sui tetti ai compensi degli amministratori giudiziari, ha auspicato "una riduzione dei margini di discrezionalità in cui si sono sviluppati fenomeni allarmanti".  E ha aggiunto:  "La mafia è stata colpita, ma non è battuta, né si tratta di un'emergenza superata anche se altre se ne profilano all'orizzonte".

"Il 2015 ha fatto registrare una diminuzione delle pendenze nazionali negli affari civili, scese a quota 4,2 milioni. Dato suscettibile di ulteriore calo per la fine del 2016". Il Guardasigilli ha ricordato che "il tasso di litigiosità nel nostro Paese è aumentato durante la crisi economica, poiché proprio nel contesto della crisi sono aumentate le procedure fallimentari, il contenzioso attorno ai crediti più difficili da riscuotere e le liti commerciali" "La giustizia civile - ha concluso - non è più allo sbando anche se alcuni uffici giudiziari restano in grave crisi".

E ancora: "Il 2015 può essere considerato l'anno del processo civile telematico. Più di 6,3 milioni di atti telematici depositati da avvocati e professionisti e 3 milioni e mezzo dai magistrati, rispetto al milione dell'anno precedente". Il ministro ha ricordato che il 2015 ha segnato anche "l'avvio dei primi passi verso la digitalizzazione del processo civile" e l'investimento di 150 milioni di euro nella informatizzazione.

E annuncia: "Ci adopereremo nel quadro di una ridefinizione delle regole che disciplinano il fenomeno migratorio per il superamento del reato di immigrazione clandestina. Pensare che siano gli strumenti penali a risolvere il problema del governo di processi epocali come quello dell'immigrazione significa rinunciare ai compiti della politica. C'è una responsabilità del nostro Paese, ma anche una più grande dell'Unione Europea, che deve dimostrare di andare oltre gli egoismi nazionali". "C'è un patrimonio di umanità - ha concluso - che non può essere sacrificato agitando strumentalmente antiche paure".

Parte dal caso Saguto, l'ex presidente delle misure di prevenzione indagata per corruzione, l'intervento del presidente della Corte di Appello di Palermo Gioacchino Natoli alla cerimonia di inaugurazione dell'Anno giudiziario. "Se le criticità emerse dai controlli seguiti alle vicende legate all'inchiesta sulla sezione misure di prevenzione di Palermo dovessero essere confermate, occorrerebbe riflettere sulla sorveglianza esercitata dalla dirigenza locale e dal consiglio giudiziario".

Il magistrato ha inoltre affermato che "la prevenzione di certi episodi parte dai controlli a cominciare dalla valutazione della professionalità", ammettendo che nella gestione della sezione c'erano "criticità e inefficienze nella durata dei procedimenti, nell'organizzazione e nella distribuzione degli incarichi".

"Abbiamo apprezzato le norme che hanno introdotto il processo civile telematico e la modernizzazione del processo penale, ma un più efficace rapporto tra l'organizzazione della giustizia e i bisogni dei cittadini passa solo attraverso una riforma sistemica". Lo ha detto Maria Elisabetta Casellati, componente del Csm, durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario a Palermo. "Se è vero - ha proseguito - che nel civile ci sono otto milioni di cause pendenti, significa che nonostante gli sforzi degli ultimi anni ci sono almeno 16 milioni di italiani che attendono la risoluzione dei processi. Una giustizia lenta non è una giustizia equanime. Bisogna azzerare l'arretrato per ripartire davvero". "Palermo sta vivendo un momento doloroso e difficile per la stessa immagine della magistratura. I comportamenti non ispirati alla disciplina, all'onore sono da censurare in ogni caso. Ma quando lambiscono chi rappresenta il faro della legalità, diventano il segnale di una pericolosa deriva morale". E ancora: "Bisogna - ha aggiunto - porre al centro del ruolo della magistratura una priorità: la questione morale, intesa come spina dorsale per il buon andamento della società che si pone come elemento essenziale per ridurre le distanze tra cittadini e istituzioni". "Per tanto tempo si è avuta la sensazione - ha spiegato - che la problematica fosse una questione prevalentemente della politica, ma è necessario tenere alta la guardia in tutti i settori. Ma quando queste valutazioni colpiscono la magistratura sono in gioco i depositari della legalità, le stesse istituzioni che rappresentano la giustizia e l'agire corretto".

"Alcuni reati, come estorsioni e usura, non vengono denunciati per una scarsa fiducia nella giustizia. Altri come quelli della pubblica amministrazione non vengono denunciati per paura di ritorsioni di tipo amministrativo. Mi chiedo quanta giustizia effettivamente riesce a dare questo sistema?". Lo ha detto il Procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario a Palermo. "C'è una crisi della giustizia penale ordinaria - ha spiegato - Per esempio il meccanismo della prescrizione, unico di questo tipo in Europa, vanifica in molti casi il lavoro della magistratura. Se i vantaggi della commissione del reato sono maggiori degli svantaggi e dei rischi penali, allora questo sistema non può funzionare. Questo vale anche nelle confische. Il costo penale è comunque irrisorio rispetto ai vantaggi economici avuti, anche perché spesso i patrimoni finiscono in paradisi fiscali".

 

"Circolano voci, mi auguro si tratti soltanto di voci ed infondate, di tentativi di reintrodurre una 'tabellarizzazione' dell'organizzazione delle Procure. Di far rientrare dunque dalla finestra ciò che chiaramente il legislatore ha fatto uscire dalla porta. E su questo bisogna fare molta attenzione, perché si rischia di imbrigliare il sistema di funzionamento degli uffici di Procura". Lo ha detto il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. "La Procura - ha aggiunto - deve avere un ampio margine di flessibilità organizzativa ed operativa, che consenta di fronteggiare le diverse tipologie criminali: che sono diverse per aree geografiche, innanzitutto, e sono anche diverse per settori di intervento, settori che peraltro possono modificarsi nel corso dello stesso anno". "Solo per fare un esempio, relativo a Palermo - ha spiegato - se non si fosse stato in grado di intervenire tempestivamente con i necessari spostamenti di sostituti, non sarebbe stato possibile fronteggiare nel 2015 l'improvviso ed inaspettato enorme afflusso di migranti sulle coste del nostro distretto ed a Palermo in particolare".

Sul reato di clandestinità "la mia posizione è già nota, del resto simile a quella di tanti altri colleghi, circa l'opportunità di una sua abrogazione quanto meno per semplificare le indagini contro i trafficanti di esseri umani, ormai sempre più trafficanti di morte". E ancora: "Non posso non segnalare che molti uffici giudiziari si trovano in condizioni particolarmente difficili, sia sotto il profilo delle risorse umane che di quelle strutturali, e tra questi anche l'ufficio che ho l'onore di dirigere da ormai poco più di un anno. So che il ministero si sta muovendo nella direzione di superare tali difficoltà e l'augurio che formulo è che, insieme a leggi chiare e che agevolino il contrasto alla criminalità, organizzata e non, si riesca o dotare gli uffici del personale e dei mezzi necessari ad affrontare le sempre crescenti incombenze derivanti da una procedura che pure richiederebbe una robusta opera di semplificazione". E ancora: "Non posso nascondere qualche perplessità sull'effetto 'depenalizzante' delle recenti modifiche adottate in materia di legislazione fiscale e tributaria. Dovrei essere contento, se adottassi una visione limitata alle esigenze della Procura di Palermo, che l'innalzamento delle soglie di punibilità per certi reati tributari porterà alla depenalizzazione di molte condotte e quindi alla riduzione del carico di lavoro. E tuttavia, se da un lato l'inasprimento di alcune pene, nei casi connessi con attività fraudolente, sono da salutare con favore, mi chiedo se l'innalzamento della soglia di punibilità da 50 a 150 mila euro di imposta evasa per altre fattispecie di evasione fosse in questo momento effettivamente necessaria"

Lo Voi ha detto ancora: "La legge non ha solo la funzione di prevenire o risolvere i conflitti individuali o sociali; ha anche, nelle moderne democrazie occidentali, una funzione di orientamento culturale, addirittura in qualche caso di 'ormazione' della cultura della società". "Mi chiedo dunque - ha concluso - se, nel momento in cui la lotta all'evasione fiscale costituisce una delle assolute priorità del Paese il messaggio che queste recenti modifiche legislative introducono proprio sul terreno dell'evasione fiscale sia il giusto messaggio, il giusto segnale da inviare ai cittadini".

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